Dopo uno statement come 'Stockholm Death Metal', gli svedesi danno alle stampe altre undici canzoni devote al leggendario sound che ha inserito di diritto formazioni come Dismember, Entombed e At The Gates negli annali del metal. È difficile fare paragoni, non solo col disco precedente ma anche con 'Carnage' e 'Mass Funeral Evocation', perché il songwriting non ha subito la minima variazione e la produzione è la medesima di tutti e tre i lavori. Anche stavolta il bello è lasciarsi totalmente andare a chitarre spaccatutto, batteria che sembra suonata ad un metro di distanza ed un basso circolare e spessissimo. Il magnifico artwork è opera di Mark Riddick, artista di culto della scena underground che in passato ha collaborato pure con i Fleshgod Apocalypse. La vena derivativa non dispiace affatto, anche perché i musicisti in questione sono uno migliore dell'altro. Tomas Åkvik e Niklas Sandin possono vantare esperienze con Katatonia e Bloodbath, Joakim "Myre" Antman nei The Ugly mentre Chris Barkensjö è stato seduto dietro le pelli di Carnal Forge, Grave e Repugnant. Una sorta di supergruppo che non ha alcuna intenzione di mollare la presa e omaggia il suo amato e viscerale death come se ogni canzone fosse l'ultima della propria carriera. Come se ogni album dovesse essere la colonna sonora dell'ultima puntata di Walking Dead. 'Decay', 'Female Fatal To Thee Flesh' e 'Wolves' sono i pezzi che mi hanno lasciato inerte fin dal primo ascolto ma con il passare del tempo 'Misanthropic Breed' e 'Morbid Fascination' mi hanno fatto ancora più male.