C'è stato un periodo, mi sembra di parlare come nelle favole, in cui il postcore era qualcosa di estremamente serio e tutto ciò che girava intorno a Isis, Converge, Neurosis, Burnt By The Sun e così via, faceva paura! Il trend è un po' calato, per poi svanire del tutto nella sua ondata, e di dischi di quel tipo ne sono usciti sempre meno. Adesso, mi capita tra le mani il debutto di questi ragazzi per Hummus Records, e la prima impressione è proprio quella di essere tornato indietro nel tempo. Al di là del genere proposto, un bollente mix tra jazz, grindcore e noise, 'Extinct' sembra pensato, registrato e confezionato esattamente come allora. La band elvetica si è rodata nel tempo, questo è il loro quinto lavoro, impreziosito peraltro da un bellissimo artwork, e da un paio di anni le setlist in tour sono sempre diverso. É chiaro che il grado di sperimentazione sia altissimo, ma ciò non inficia l'efficacia di pezzi come 'Five Days Of Open Bones' e 'Surround The Arms Of Revolution', che godono del violino di Jamasp Jhabvala e del clarinetto di Christian Muller, suonati come se fossero delle chitarre metal, ma soprattutto della performance da brividi del batterista Maxime Hänsenberger, vero traino della band. Nel libretto interno si legge: “A most paradoxical mixture of sound & silence.”