Nel novembre del 2015 il bus che trasportava gli autori di ‘Dear Youth’ venne coinvolto in un terribile incidente stradale con un autoarticolato nel quale morirono i conducenti di entrambe le vetture. Il membro a cui andò peggio fu Andrew Tkaczyk, in coma per diversi giorni e costretto all’amputazione della gamba, il bassista Jim Riley ha perso delle dita ma anche il frontman Jonathan Vigil e il chitarrista Zach Johnson hanno dovuto affrontare anni di riabilitazione per rimettersi anche solo in piedi. Un evento che ha segnato le loro vite come uomini e pure come musicisti, visto che i quattro, con l’aiuto di Jeremy McKinno e del chitarrista ritmico Chris Davis, hanno deciso di portare avanti la loro avventura nel metalcore e solo per questo meritano il supporto di tutti noi. ‘The Ghost Inside’ non è il loro capolavoro ma è un disco intenso e destinato a far riflettere, sia per i testi catartici che per il momento in cui è uscito. Will Putney ha lasciato che buona parte del materiale iniziale - ‘Still Alive’, ‘The Outcast’ e ‘Pressure Point’ - apparisse il più organica possibile e tracciasse un legame d’acciaio col disco precedente mentre più avanti in scaletta la sua mano si sente parecchio. ‘One Choice’ è stranamente melodica e commerciale mentre ‘Make Or Break’ e ‘Begin Again’ sono due possibili anthem dal vivo. Jonathan Vigil ha fatto di tutto per rendere unico quest’album, di mettersi alle spalle il passato. Non so dirvi sinceramente se ci sia riuscito, forse ci sarà bisogno di più tempo per portare a termine l’obiettivo, ma di sicuro gli americani ci mancavano e saremo felici di riabbracciarli in tour.