Un esordio bello tosto per i torinesi che citano i Mastodon come influenza principale però sembrano possedere uno spettro sonoro parecchio variegato. Di sicuro in ‘Silent Water’ i retaggi alternative e stoner sono evidenti e si passa da pezzi piuttosto dinamici come ‘Bloody Fountain’, non dissimile da certe cose degli ultimi Faith No More, ad altri nei quali Marco Magnani può esprimere al meglio le caratteristiche del suo timbro vocale (‘Human Impact’ e ‘Era Horizon’). Il concept è ispirato dalla città in cui i quattro vivono, definita perduta e tormentata, e tratta del binomio della morte e della risoluzione dell’umanità. I Grave T non sono più dei ragazzini ed il disco è registrato come usava un tempo, senza troppe sovraincisioni ed in presa quasi diretta. Il loro approccio però è fresco e moderno e gli spunti progressive o semplicemente hard & heavy rendono decisamente fruibile la scaletta. ‘Wonder’ e ‘Two Good Sisters’ sono due episodi aggressivi che faranno la loro figura in sede live mentre la title track risulta più elaborata e mostra quella che potrebbe essere la strada da seguire in futuro. A tratti l’originalità del songwriting scade un po' (‘Sick’ e ‘Maiden’) ma il guitar work di Nick Diamon è piuttosto buono e come opera prima merita la fiducia di chi crede ancora nella scena italiana.