Un secondo album mastodontico per gli scozzesi e vera manna dal cielo per tutti gli appassionati di doom. In questa recensione non leggerete il nome di nessun’altra band perché mai come in questo caso i paragoni non avrebbero senso. Tutti sappiamo quali sono le icone del doom ma i King Witch vanno celebrati per quello che sono riusciti a costruire in soli cinque anni di attività. A loro detta, ‘Under The Mountain’ era nato in una buia caverna tra i vicoli della vecchia Edimburgo mentre ‘Body Of Light’, fin dalla title track che apre le danze, mostra uno sguardo più attento a ciò che succede nel mondo ed il desiderio di misurarsi con altre realtà. Oltre a realizzare il bellissimo artwork, Laura Donnelly ha svolto un lavoro egregio dal punto di vista vocale e la sua energia è contagiosa. Le registrazioni si sono svolte ai Deep Storm Productions e l’album è stato prodotto e mixato dal chitarrista Jamie Gilchrist assieme a Kevin Hare, per un sound onesto e viscerale che bene si addice ad una band poco incline ai compromessi. Una donna si libera nello spazio e la sua anima lascia il corpo come le note roventi di ‘Of Rock And Stone’ e ‘Return To Dust’ si liberano nell’aere ed attorno allo stereo si percepisce una strana atmosfera. ‘Order Of Chaos’ e ‘Witches Mark’ sono gli episodi con cui i King Witch mantengono forte il legame col passato mentre ‘Beyond The Black Gate’, conclusione spettrale di quasi dieci minuti, costringe la mente a pensare ad un futuro ricco di incognite ma ugualmente attraente. Non è un segreto che elevare il proprio spirito sia importante. Farlo con del sano heavy-doom lo sarà ancora di più quindi lasciatevi andare e sottomettetevi al loro volere.