Il quarto lavoro in studio dell’artista pop sperimentale norgevese parla di crescita ed in effetti, anche se potrà apparire banale, è sul serio un album che manifesta una maturità raggiunta, sia dal punto di vista vocale sia da quello compositivo. Per innamorarsi di questa creatura, ex Chili Vanilla, che pare uscire da una foresta e non appartenere alla nostra società consumistica, è sufficiente ammirare il magnifico video che Linnea Syversen ha girato per la title track. Una volta ricongiunti con la Natura, vi consiglio di chiudere gli occhi e lasciarvi sedurre dal superbo cantato, a metà tra Siv Jakobsen e Margrét Rán Magnúsdóttir, e dalle sfumature jazz di Synne Sanden. Scavando nella scaletta e, con un po' piu’ tempo nella discografia, si scoprono tanti segreti, tante minuzie in termini di arrangiamento e produzione ma soprattutto un approccio originale e capace di evocare icone della musica nordica. Il viaggio pianificato dopo ‘In Between Sparks’ passa dal trip hop al dream pop, dai Radiohead ai Portishead, dalle produzioni della seconda metà degli anni novanta ad un accento indie mai troppo marcato o invasivo. ‘Flower’ e ‘Vietnam’ illuminano la prima parte, ‘Wild Child’ introduce un modo di scrivere e rapportarsi al proprio pubblico completamente diverso, giudicate voi se piu’ commerciale o meno, ma l’apice arriva alla fine. ‘I Rot’ infatti è una gemma oscura collocata al crepuscolo di una fonte luminosa che continua a risplendere dentro chi ascolta. Una traccia immensa che merita da sola i soldi spesi per acquistare un’opera organica ed intrigante, che non deve mancare nella vostra collezione se amate certe sonorità e il pop sporcato con coraggio.