Quando esce un album si ha spesso la tentazione di definirlo il migliore in carriera di una band, magari perché si è presi dall’impeto dell’ultimo singolo o perché comunque la scaletta tende ad enfatizzare quelli che sono stati i momenti vincenti nel corso di tanti anni di attività. In questo caso, il settimo lavoro dei Calibro 35 trasmette veramente la sensazione di rappresentare l’apice di un percorso, iniziato quasi per caso o per gioco, che ha spinto quattro musicisti di nome ad un’approfondita ricerca nell’universo delle colonne sonore dei film italiani degli anni ‘60 e ‘70, tra influenze funk e jazz. Enrico Gabrielli (Afterhours, Mariposa), Massimo Martellotta (Stewart Copeland, Eugenio Finardi), Luca Cavina (Beatrice Antolini, Giovanni Lindo Ferretti) e Fabio Rondanini (Afterhours, I Hate My Village) si sono così ritrovati, sotto la supervisione di Tommaso Colliva (che ha messo mano a ‘Thunderstorms And Data’), per un altro viaggio tra polizieschi di terza serie, locali fumosi e commistioni con Ennio Morricone e Franco Micalizzi, ma anche Jagajazzist, Mondo Cane e Tortoise. La prima sorpresa è arrivata con ‘Stan Lee’, singolo che vede la partecipazione del rapper e produttore Illa J, ma ‘Momentum’ vive di numerosi apici. In ‘Black Moon’ troviamo MEI mentre ‘Death Of Storytelling’ e l’accoppiata finale formata da ‘4x4’ e ‘One Nation Under A Format’ sono il riflesso di una scrittura spontanea e senza schemi, che poggia sui valori del passato ma che in un certo senso si è allontanata dai vecchi riferimenti e guarda al futuro con immaginazione e paura. Come nelle migliori pellicole noir.