Altro che ritorno degli As I Lay Dying o dei Despised Icon. Il disco metalcore dell’anno è uscito a sorpresa proprio negli ultimi giorni di Dicembre e rappresenta il culmine di un’evoluzione sonora e lirica, iniziata con ‘Wormwood’ e passata per altri lavori chiave come ‘Death Is The Only Mortal’, ‘Coma Witch’ e ‘Gravebloom’. Un’escalation di violenza inaudita che però aveva bisogno di uscire un po' dalle regole per raggiungere il climax assoluto. ‘It Comes In Waves’ è di gran lunga il capolavoro del gruppo originario di Chicopee, Massachusetts ed in scaletta non troverete nemmeno una traccia sotto a livelli qualitativi di eccellenza. La performance di Vince Bennett e Kevin Boutot è mostruosa ma anche Devin Shidaker si è superato e gli ultimi arrivati, il bassista Griffin Landa ed il chitarrista Tom “The Hammer” Smith non perdono un colpo. Pure le liriche, fino ad oggi centrate soprattutto su misantropia e nichilismo, sono piu’ dirette ed essenziali e si adattano a meraviglia agli sconquassi ritmici proposti a partire da ‘Our’, che vede la partecipazione di Kyle Rodrigues. È piuttosto facile individuare nell’immediatezza di ‘Only’ e nella lenta agonia della conclusiva ‘Names’ gli apici della release ma quello che fa veramente male di ‘It Comes In Waves’ sono gli arpeggi iniziali di chitarra, i giri di basso che sembrano entrarti in testa e non uscire piu’, le divagazioni nel doom e nel deathcore. Quaranta minuti scarsi unici che danno dipendenza. Se pensate poi che ‘It Comes In Waves’, peraltro impreziosito dalla magnifica cover di MFAXII, è stato pubblicato in contemporanea con le commistioni elettroniche e pop, nemmeno troppo riuscite in verità, dei Bring Me The Horizon, siamo di fronte ad un chiaro punto di svolta. Starà a voi scegliere da che parte stare.