Il cantautore fiorentino, attivo fin dalla seconda metà degli anni ‘90, torna nei negozi con undici tracce che denotano una ricerca linguistica notevole, al di là del suo background poetico e degli studi su Dino Campana (‘Un Mistero Di Sogni Avverati’). Tra inglese, francese e lingua madre, Larocca riesce sempre ad esprimere concetti essenziali e mai banali, coniugando un approccio teatrale spiccato ad una serie di arrangiamenti che vedono protagonisti musicisti del calibro di Howe Gelb, Enrico Gabrielli (‘Il Giardino Dei Salici’) e Antonio Gramentieri. Il tocco di Hugo Race, ex Nick Cave & The Bad Seeds, si sente parecchio in pezzi cupi quali ‘Qualcuno Stanotte’ e ‘Il Regno’. Contaminazioni elettroniche, influenze blues e folk, almeno un paio di concessioni melodiche al limite del radiofonico e numerosi passaggi ermetici che si riagganciano al passato (‘Cose Che Non Cambiano’). Un lavoro, di non facile lettura, che va ascoltato a piu’ riprese per cogliere una serie di sfumature che lo pongono al vertice della discografia dell’autore.