I francesi hanno saputo distinguersi fin dall’inizio della loro avventura nel music business in una scena che negli ultimi anni ha regalato soddisfazioni con Rise Of The Northstars, Gojira e Novelists e adesso sono chiamati a confermarsi, in un periodo di transizione nel quale il deathcore si sta creando uno spazio vitale per sopravvivere. Di album in album, la componente sinfonica ha acquisito un’importanza sempre maggiore ma con ‘Rapture’, i Betraying The Martys sembrano avere compiuto un passo indietro, non in senso di songwriting o idee quanto di recupero delle origini. Le clean vocals sono opera di Aaron matts e Victor Guillet ed il nuovo chitarrista solista, Steeves Hostin, si è adattato a meraviglia in un comportato strumentale nel quale brilla sempre di più il drummer Boris Le Gal. ‘Eternal Machine’ e ‘The Iron Gates’, non distante dalle ultime cose degli Slipknot, spiccano nella prima parte di un lavoro ben assemblato e prodotto in maniera da non sfigurare nel catalogo di Sumerian Records (Born Of Osiris, After The Burial). ‘Parasite’, già uscita come singolo, è un altro apice della scaletta e l’impatto verbale/lirico non passa inosservato al fianco delle poderose ed ambiziose ritmiche della band.