Nonostante l’apertura mentale che ci viene riconosciuta, normalmente, un disco come ‘Blue Lips’ non verrebbe recensito sulle pagine di Suffissocore. Anche se viene definita l’esportazione più oscura del pop svedese, trattasi pur sempre di pop, commerciale e ballabile. Quello che mi ha colpito di Ebba Tove Elsa Nilsson è stata la stravaganza dell’immagine, l’irriverenza nel mostrarsi nuda durante le performance ma prima di scrivere di lei ho voluto vederla dal vivo. Ho avuto l’opportunità di assistere ad un suo concerto al Northside Festival di Aarhus ed in tale occasione ho capito perché vende così tanto. Non solo ha un’energia incredibile e qualità vocali non secondarie ma ha più attitudine lei di una quantità spropositata di rock band moderne. Sul palco è una furia ed i pezzi di ‘Blue Lips’, decisamente meno dance e più sperimentali rispetto a ‘Lady Wood’, sembrano scritti apposta per esaltare tali caratteristiche. Il team di lavoro – The Struts, Ali Payami e Joe Janiak – non è cambiato e pezzi come ‘Disco Tits’ e ‘Struggle’ aprono ad una svolta introspettiva, almeno nei testi che non trattano più solo di sesso e facili costumi. Non raggiungerà i risultati di vendite di ‘Queen Of The Clouds’ e del suo successore ma di sicuro ‘Blue Lips’ mostra un’artista più matura, arricchita dalle esperienze (tra cui ricordiamo Taylor Swift, Lorde, Wiz Khalifa e Coldplay) ed in grado di sbancare le classifiche sia nel Vecchio Continente che negli Stati Uniti.