Senza scendere in stupidi paragoni, quella neozelandese è una realtà post-rock instrumentale che avrebbe meritato un culto superiore se non addirittura un riscontro di vendite importante. Così non è accaduto e purtroppo non penso che ‘Exiscens’ sia in grado di mutare tale tendenza. Sarà il momento storico, in cui sono nati e si sono evoluti i Kerretta, o il tipo di musica o ancora la mancanza di visibilità. Ciò non toglie che il successore di ‘Pirohia’ sia sostanzialmente perfetto, ideale progressione rispetto al passato ma anche evoluzione tra momenti più rarefatti ed altri più heavy. La sorpresa è che non è stato pensato come un album vero e proprio ma come una raccolta di b-side o esperimenti archiviati negli anni. A quattro anni dall’album precedente ci saremmo attesi un concept nuovo eppure le aggressive ‘The Trouble With Us’ e ‘Are We Lost’ lasciano il segno, al pari della fresca e dinamica ‘Chrome Queens’ e di ‘Ornithomancy’, che è stata ripresa da ‘Bird Soul’ dei Pitch Black. Auguriamoci che l’artwork di Michael Chalberg e la conclusiva ‘From Elbow To Claw’ siano il preludio ad un lavoro di inediti capace di infiammare gli appassionati di Mono, Russian Circles e Mogwai.