Se siete appassionati di americana e blues ma soprattutto amate il southern rock, vi consiglio di non lasciarvi sfuggire questa raccolta, uscita tre anni fa ma di recente promossa di nuovo in concomitanza con le date europee dell’artista originario di Tupelo, Mississippi. In aggiunta alle dodici tracce del primo lato, selezionate con cura nella sua discografia, troverete un live acustico di pregevole fattura, registrato con la sua band in cui spiccano Bill Hinds e Jeffrey Perkins. Pur avendo cinquantacinque anni, Paul Thorn sembra un ragazzino per l’aggressività con cui si sbarazza delle strutture standard del pop e trasmette al pubblico la sua voglia di girare il mondo a suon di rock. La scaletta è formidabile, costruita sui migliori successi ma anche su alcuni pezzi che mostrano la ricerca di arrangiamenti meno consueti o comunque prevedibili (‘Burn Down The Trailer Park’ e ‘Old Stray Dog & Jesus’). ‘Rose City’ sfuma nel silenzio lasciando accesa la curiosità di vedere dal vivo questo chitarrista dalla barba incolta, il viso simile a Jason Statham e la voce che più nera non si può. Il successore di ‘Don’t Let The Devil Ride’ - che vede tra gli altri la presenza di Blind Boys of Alabama, The McCrary Stister e The Preservation Hall Jazz Band - ci dirà se Thorn potrà ritagliarsi qualche momento di celebrità anche nel vecchio continente.