Un esordio dignitoso per i bresciani che sono arrivati un po' tardi sul mercato, visto che il post grunge è ormai da tempo in fase discendente, ma possiedono un sound potente e viscerale, in grado di raccogliere consensi tra i fan di Alice In Chains, Nirvana e Tool, tra chi ha vissuto pienamente gli anni ‘90 così come tra i più giovani. Qualche pezzo scorre inosservato, non tutto fila liscio e gli arrangiamenti si ripetono ma gli Hunternaut guadagnano punti con la frase in presentazione: “il nuovo lavoro è in grado di far nascere in noi una rabbia profonda, che nasce nello stomaco; una rabbia crudele, cattiva e infida ma allo stesso tempo malinconica. È come uno sfogo che non riesci a domare, che ti spaventa e ti rende invulnerabile di fronte a certe scelte”. Non solo i ragazzi palesano di scrivere per loro stessi, ormai nel mercato moderno non lo fa praticamente più nessuno, ma quella rabbia crudele che evocano è esattamente ciò che emerge dalla title track e dalla conclusiva ‘I’ll Be There’. Un’urgenza che potrebbe presto renderli speciali. Buono l’approccio vocale e migliorabile la tecnica di Cristian Lorghena.