Era lecito attendersi molto dal nuovo disco degli inglesi. Vuoi per il supporto di Arising Empire e vuoi perché la scena metalcore anglosassone sta vivendo un periodo di splendore (su tutti Employed To Serve e Bury Tomorrow). A quattro anni da ‘Deliverance’, il primo obiettivo è stato quello di integrare Kaan Tasan, ex No Consequences, al posto di Jaime Graham, ex Sylosis che ricordiamo anche per le collaborazioni con Hactivist e Caliban. Il secondo obiettivo è stato quello di rendere il proprio suono ancora più distintivo, vista l’ardua concorrenza e le difficoltà incontrate dal mercato musicale. La voce del frontman risulta simile a quella di Sam Carter degli Architects ma nelle parti melodiche può rammentare anche il compianto Chester Bennington, il guitar work di Tim Beazley e Carl Ayers ed al limite un appunto può essere fatto a Chris Mansbridge perché la sua batteria suona un po' troppo ordinaria (‘Collapse’). Dopo la mazzata ‘Drown In Ruin’, ‘Ritual’ e ‘Culture Of Lies’ illuminano la prima parte di album con due arrangiamenti coraggiosi, mentre ‘Isolation’, con più di un riferimento ai Deftones, lo chiude in maniera solenne.