Se qualche anno fa mi avessero detto che mi sarebbe piaciuto un album country mi sarei messo a ridere ma evidentemente Sub Pop, che negli ultimi tempi ha messo sotto contratto artisti molto interessanti clipping., Weyes Blood e Metz, è destinata a stupire. Sotto la maschera di Orville Peck si cela Daniel Pitout, queerpunk DJ nato in Sud Africa e residente a Toronto, che ricordiamo con Nü Sensae e Eating Out. La sua capacità di combinare steel guitar, invettive electro-pop, influenze shoegaze e tradizione americana è straordinaria ed il presente debutto, pubblicato dopo il successo dei singoli ‘Big Sky’ e ‘Dead Of Night’, trascina l’ascoltatore dall’inizio alla fine. A qualcuno sembrerà di trovarsi di fronte a Marilyn Manson appena uscito dal set di Sons Of Anarchy, altri non mancheranno di sottolineare sfumature lynchiane care a Chrysta Bell e Lana Del Rey ed altri ancora perderanno tempo a contare le frange di questo crooner che avrebbe fatto imbarazzare Gregory Peck. Le registrazioni si sono svolte al The Noise Floor di Gabriola Island, sotto la supervisione di Jordan Koop, ed i suoni sono un altro punto di forza dell’album. Moderno eppure ancorato al passato. ‘Turn To Hate’ è un pezzo chiave, al pari di ‘Roses Are Falling’ e ‘Buffalo Run’, ma ‘Pony’ è un crescendo di emozioni e melodie di facile presa che sapranno conquistarvi ed il fatto che dal vivo Orville Peck si faccia accompagnare dai Frigs, gruppo indie canadese in bilico tra indie, gothic e post-punk, accende ulteriormente la curiosità attorno a questa nuova realtà della musica moderna.