Probabilmente il miglior disco hardcore del momento assieme a ‘The Dusk In Us’ dei Converge. Il passaggio alla Metal Blade della band di Chicago, reduce da due tour importanti con Sepultura e Code Orange, è sancito da dieci tracce malsane e potentissime che non scendono mai a compromessi e mostrano un’attitudine live difficile da trovare in circolazione al giorno d’oggi. Il primo singolo ‘Human Carrying Capacity’ è un eccellente esempio di quello in cui vi imbatterete acquistando una copia di ‘Posthuman’, il sound massivo di ‘Rust’ è stato ulteriormente evoluto da Will Putney e alcuni passaggi ritmici sono di inaudita violenza. In certi frangenti emergono referenze estreme come Morbid Angel o Oceano, in altri addirittura ai Godflesh (‘Call My Name’) ma in generale il copione seguito dagli Harm’s Way è piuttosto lineare e fedele alle regole. Molto dipenderà da come l’etichetta fondata da Brian Slagel, normalmente specializzata in metal, saprà promuovere questo materiale che potrebbe attrarre sia gli appassionati di metalcore sia i veterani della scena hardcore punk degli anni ‘90. Fin dai primi ascolti emergono l’irruenza di ‘Last Man’ e ‘The Gift’ e la spaventosa compattezza di ‘Sink’ e ‘Temptation’.