Dopo l’eccellente debutto ed avere rapidamente scalato posizioni nelle gerarchie interne della Season Of Mist, gli islandesi erano chiamati a dare un segnale forte alla scena black metal internazionale ma soprattutto a dimostrare di essere anche in studio la strepitosa band che in pochi hanno avuto la fortuna di vedere dal vivo. Personalmente ho ancora i brividi pensando alla loro esibizione al Gaukurinn di Reykjavík durante Iceland Airwaves e queste nove tracce di musica estrema e atmosferica sono riuscite a riconciliarmi col genere dopo numerose uscite di poco conto e qualche passo falso di troppo anche delle formazioni guida. Devo ammettere di avere riscontrato anche un certo legame tra ‘Farvegir Fyrndar’, i Solbrud, i Fortið e alcuni esponenti della nuova scuola norvegese come i Djevel. ‘Veröld Hulin’ apre le danze tra riff serrati e stacchi percussivi allucinanti e l’ascoltatore viene subito preso a spintonate fino agli apici di violenza di ‘Blóðrauð Sól’ e ‘Í Hálmstráið Held’ che rappresentano il manifesto di un suono arcigno, per nulla incline al compromesso, leggermente progressive e assolutamente misantropo. Un album che va a fomentare ulteriormente una scena locale che con Kontinuum, Misþyrming, Naðra e Une Misère sta diventando sempre di più importante.