Prima un ep spettacolare per presentare il progetto e trovare appiglio in una delle etichette indipendenti più interessanti del pianeta, poi un’esibizione live spaventosa a Iceland Airwaves capace di redifinire il concetto di rumore e adesso cinque pezzi che consacrano Elvar Geir Sævarsson a livello internazionale. Cinquanta minuti di musica celestiale, in bilico tra drone, post rock e ambient, per il sound designer islandese che ho avuto modo di vedere all’opera in quella che è la sua attività quotidiana presso il Teatro Nazionale di Reykjavík. Nel luogo in cui sono nati i Sigur Rós, i Glerakur si divertono a portare sei-sette chitarre sul palco e costruire un suono pluristratificato e potentissimo. In studio tale tensione non viene sminuita e il legame tra ‘The Mountains Are Beautiful Now’ e la piece teatrale ‘Fjalla-Eyvindur Og Halla’ ne accresce addirittura l’epicità. ‘Can’t You Wait’ è l’essenza dello shoegaze storpiata da chi è nato ascoltando black metal a profusione mentre ‘Augun Opin’, inaugurata da un estenuante arpeggio di chitarra, e ‘Fagurt Er Á Fjöllum Núna’ riflettono in maniera palese dell’influenza di Philip Glass. La netta impressione è di essere soltanto ai primi capitoli di una discografia che lascerà il segno anche al di fuori delle strette cerchia dell’underground.