Un debutto di assoluto spessore quello della band guidata da Ester “La Cruz” Santacroce che si permette di snobbare la cosiddetta scena indie italiana e perseguire una direzione artistica originale e vincente, tra contaminazioni industriali e influenze anni novanta. L’album è stato realizzato tra Forlì e Palermo, ci hanno messo le mani Indigo e Franco Naddei (già apprezzato su ‘Atlas’ di Pieralberto Valli) ma anche Simona Norato, già “vestale” del suono di Cesare Basile. Un team d’eccezione per un concept che si focalizza sulle vicende ancestrali della Magna Grecia con paralleli continui alla società moderna. Il trio si dimostra abile a destreggiarsi tra post punk e elettronica, Santo Barbaro e Neon, Killing Joke e Marlene Kuntz. Liriche taglienti, atmosfere evocative ed un piglio live accentuato accompagnano l’ascoltatore alla scoperta della mitologia, troppo poco studiata da bambini. Certe visioni claustrofobiche, crude e sensuali vengono esaltare dalla profondità espressiva raggiunta dalla cantante, talento purissima e determinazione fuori dal comune, e la produzione organica dà risalto a ciascun strumento. Da brividi ‘Circe’ e ‘Polifè’ ma anche ‘Sei Chi Odi’, ‘Penelope’ e la conclusiva ‘Nausicaa’ sapranno trascinarvi.