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Nuove frontiere del metal

In questo squarcio di anno, funestato dall’emergenza sanitaria che ci ha privato della normale quotidianità e del sudore dei concerti, abbiamo assistito al ritorno di tante band del passato che hanno saputo confermarsi ancora una volta a livelli elevati (Paradise Lost, Sepultura) così come di numerose formazioni che ormai possono essere considerate classiche (Ulcerate, Sylosis ma anche i Code Orange di ‘Underneath’). Quello che però ci è sempre interessato di più è capire in quale direzione si stanno muovendo l’universo metal e hardcore, quali risultati stanno portando le sperimentazioni in studio con nuove tecniche di registrazione e composizione ed infine quali saranno le rivelazioni dei mesi che verranno.

CURRENTS

Anche loro sarebbero da annoverare nell’elenco delle formazioni che sono riuscite a distinguersi per un sound unico e farlo diventare quasi un classico. L’atteso successore dell’eccellente ‘The Place I Feel Safest’ è però appena uscito nei negozi e sta già facendo parlare di sé. Il gruppo progressive metalcore originario del Connecticut ha dato seguito alle sperimentazioni mostrare con il mini ‘I Let The Devil In’ e registrato undici canzoni destinate a settare gli standard qualitativi per gli anni a venire. ‘The Way It Ends’ è un magnifico esemplare di metal moderno, con elementi progressive o djent a rendere più vario l’ascolto, a testimonianza che si può ancora imporre le proprie idee senza per forza dover copiare i colossi del passato. La consacrazione internazionale pare davvero ad un passo e chissà che non possano fare sfaceli pure nel Vecchio Continente.

AVERSIONS CROWN

La loro crescita è stata proporzionale a quella di una scena australiana che può puntare su nomi di altissimo livello come Thy Art Is Murder, Parkway Drive e Northlane. ‘Servitude’ e ‘Tyrant’ sono serviti per guadagnarsi la credibilità degli addetti ai lavori e sviluppare un’identità sonora precisa, ‘Xenocide’ li ha consacrati in ambito internazionale ed il recente ‘Hell Will Come For Us All’ li ha spinti a livelli tecnico-compositivi assurdi. Dopo diversi anni di attività, cambiare frontman non deve essere stato semplice ma Tyler Miller ha dimostrato di sapere il fatto suo, non facendo rimpiangere Colin Jeffs. Rispetto al passato la proposta si è fatta più accessibile però senza smarrire anche solo un minimo di aggressività e lucidità. Con supporto di una label potente come Nuclear Blast alle spalle, porsi limiti sarebbe alquanto sciocco.

LOATHE

In un universo malato nel quale si fatica a capire quanto manchi all’avverarsi delle maggiori teorie distopiche della letteratura e della cinematografia contemporanee, la musica dei ragazzi originari di Liverpool è quanto di più lesivo per la mente si possa trovare in circolazione. Inizia così la recensione di ‘I Let It in and It Took Everything’, secondo lavoro in studio dei Loathe, che sanno miscelare ben bene le migliori band alternative metal, lasciando che elementi industrial e prog arricchiscano la materia strumentale. I parametri evolutivi, a partire dal glaciale 'The Cold Sun' passando per lo split con un'altra realtà interessante come gli Holding Absence, sono soprattutto il maggiore peso specifico delle vocals allucinate di Kadeem France, un suono di batteria più pulito ed elettronico e chitarre grezze e gigantesche.

POLARIS

Un'altra band australiana che ha fatto discutere molto e che possiede una personalità spiccata. Il secondo lavoro in studio, 'The Death Of Me', esibisce una produzione mostruosa che permette all'ascoltatore di godere sia delle influenze hardcore dei ragazzi sia della loro interpretazione di tutto quello che è accaduto in ambito metalcore e djent nell'ultimo decennio. Parecchio ruota attorno a Jamie Hails, che si alterna al microfono col bassista Jake Steinhauser ed è migliorato molto dai tempi di 'This Mortal Coil', ma sono le dinamiche dei pezzi ed il sound globale della band a lasciare intendere grandi possibilità in futuro. Alcune atmosfere sfociano addirittura nel post rock e nel complesso la proposta dei Polaris appare ancora difficile da decifrare ed in progressiva evoluzione.

DARKO

Perdonatemi ma rischio di apparire sul serio troppo coinvolto emotivamente. Ho seguito, step dopo step, tutto il processo che ha portato alla nascita del progetto ed alla pubblicazione dei primi video online, poi è arrivato 'Pt. 1: Deathmask' e devo ammettere di aver letteralmente perso la testa per loro. Josh “Baby J” Miller degli Emmure, appena tornati nei negozi col micidiale 'Hindsight', e Tom Barber dei Chelsea Grin hanno dato vita a qualcosa di spaventoso, in bilico tra deathcore, djent e sperimentazione futuristica. Il loro sound è letale per chiunque, appassionati di metalcore e nostalgici del nu metal di fine anni novanta, e le potenzialità di crescita hanno dell'inumano. Da tempo non provavo emozioni del genere.

PRISON

‘Still Alive’ non è un disco come tutti gli altri. È il disco crossover metal più potente che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. L’aggressività è quella dei primi Slipknot e Korn per intenderci ma al suo interno potrete trovare una serie di elementi riconducibili alla seconda metà degli anni ‘90, quando il nu metal viveva il suo periodo migliore e l’hardcore stava lentamente conquistando le orde di metallari. Scorrendo la scaletta la mente torna alle mazzate da capogiro di Primer 55, ai risvolti melodici sorprendenti di Taproot e Deftones, ad un momento della nostra vita in cui qualsiasi aspetto era in continuo cambiamento. Tutto ciò di cui avete bisogno per non smettere di sperare.

JESUS PIECE

Scovati da Southern Lord nel quartieri malfamati di Philadelphia, gli autori di 'Only Self' hanno bruciato le tappe grazie ad un sound corrosivo e voluminoso, a metà tra Despised Icon e Code Orange, con elementi presi in prestito dai classici industrial, hardcore e death. Alla voce abbiamo Aaron Heard, pure nei Nothing di Dominic Palermo, ed alla chitarra John DiStefano, anche negli Hell To Pay, e David Updike. La voce è alienante, il guitar work assassino e dietro di loro si muove una sezione ritmica che passa in mezzo secondo dallo slamcore allo sludge. Non ho il coraggio di pensare cosa possano fare con questo potenziale tra le mani. Di sicuro il loro secondo lavoro in studio è tra i più attesi dagli appassionati di nuove frontiere del metal.

ODDKO

Regista di prima categoria (ha lavorato con Korn, Fleshgod Apocalypse e pure per la produzione di Star Trek) ma anche grande musicista, Giovanni Bucci ha trasformato i suoi sogni in realtà. Un video dopo l'altro, gli Oddko hanno preso forma e adesso il mix tra industrial e alternative metal di pezzi come ‘Disobey’ o 'D4TM' mette i brividi. Pensate ai primi Orgy, agli Static-X ma anche ad alcune cose dei Filter o di Fear And The Nervous System, il progetto solista di Munky, e preoccupatevi solo della scarsa durata del viaggio. In attesa dell’esordio su lunga distanza, il contributo di Francesco Paoli è superbo ed esalta l’equilibrio adrenalinico tra sviluppo della tecnologia di registrazione e nostalgia per gli anni d’oro del nu metal.