-Core
Vostok
Italia
Pubblicato il 12/06/2014 da Federica Rocchi

Non so se avete letto la mia recensione ma ho subito sottolineato come per una volta un disco alternative italiano non sembrasse una brutta copia di Afterhours o Verdena. Quanto è difficile ritagliarsi uno spazio personale in una scena così precaria?
Grazie prima di tutto per il complimento, ci onora ed entra sicuramente a far parte di quegli incentivi che ti danno la spinta per continuare ad andare avanti e credere in quello che facciamo, che rimane la completa espressione di quello che è il gruppo in questo momento. Hai citato comunque due gruppi che stimiamo e abbiamo ascoltato e visto dal vivo fino allo sfinimento, ognuno dei quali ha dei marcati tratti distintivi. Ci piace l’idea che il nostro progetto possa avere diverse sfumature all’interno della solita canzone e creare una specie di “ibrido” che non ti aspetti o non è canonico...ci viene naturale e non è una cosa volutamente decisa a tavolino. Ciò non toglie che ritagliarsi un proprio spazio ed emergere è alquanto difficile visto la quantità di album ed ep che ogni mese escono fuori, di gruppi nuovi e non. Se parliamo del web poi, ti da la possibilità di esser visibile da chiunque, così come ti dona la difficoltà di poter arrivare a chi vorresti, dato che ti ritrovi in mezzo a migliaia di gruppi che come te hanno lo stesso obiettivo.

Ci sono dei gruppi di valore con cui avete stretto un rapporto particolare?
Sicuramente i Fast Animals and Slow Kids, prima come fan e poi come “colleghi”, dato l’ufficio stampa e il distributore comune. Sono persone veramente in gamba; grandi personaggi con cui vorresti uscire i sabati sera a bere in giro, e che stimiamo per quanto credono in quello che fanno. Fortunatamente nella musica c’è sempre speranza, e gli sta tornando indietro un discreto riscontro, meritatissimo.

In Toscana ultimamente stanno uscendo diversi album di valore. Mi viene da pensare a Platonick Dive, Vanity e Verily So tanto per fare qualche nome. Pensate che si possa ricreare qualcosa come accadde a Firenze negli anni ottanta?
La scena è bella e interessante. Conosciamo bene i Vanity e i Verily So, ma ti potremmo citare anche i Mr Bison, gli Elara, i Nut e Hilo che tra l’altro sono tutti di Cecina! Ci incontriamo spesso, ci confrontiamo, anche perché frequentiamo gli stessi (pochi) posti dove si fa suonare ancora dal vivo. Magari tra vent’anni parleranno della “scena Cecinese”...

Il cantato in italiano è stata una scelta naturale?
No, le prime linee melodiche erano accennate in una specie di inglese abbozzato. La scelta dell’italiano è stata fortemente voluta, e rappresenta sia una sfida che una necessità. Visto il genere l’inglese si presterebbe molto di più a livello di fonetica e musicalità, ma quando racconti qualcosa di tuo, la lingua madre ti dona maggiore espressività ed è forse l’unico veicolo per far capire agli ascoltatori di cosa stai parlando, già al primo ascolto.

Liricamente a cosa vi ispirate? Intendete trasmettere un messaggio in particolare?
Finiamo sempre per raccontare qualcosa di nostro. In alcune canzoni si leggono le nostre vite, normali e spesso troppo abitudinarie, in altre le nostre opinioni riguardo a argomenti su cui spesso ci interroghiamo (religione e dogmi ad esempio). In altre ancora parentesi e rapporti che riguardano altre persone. Ci piaceva l’idea di parlare di noi stessi senza essere troppo diretti, per dare poi a chi ascolta il beneficio del dubbio, e anche dell’interpretazione.

Quanto tempo avete impiegato a comporre e registrare i brani dell'album?
Per comporre il disco abbiamo impiegato più o meno un anno. Abbiamo un’indole abbastanza pignola e un po’ lenta nel processo compositivo. Una delle cause è senz’altro il degenerare le prove finendo a ragionare per ore di film trash anni ’80, o di altri argomenti futili (ma fondamentali per noi!). Le registrazioni sono durate 3 mesi, la fase di mix e master altri 3. Ci piacerebbe, per il prossimo disco, provare l’esperienza del ritiro creativo.

Come vi siete trovati con Matteo Barsacchi presso il Blotch Recording Studio?
Matteo oltre ad essere un amico, è anche un ottimo musicista. Ci ha aiutati negli arrangiamenti e nel mettere su una buona “pasta sonora”, anche se siamo partiti con un’idea molto chiara. Spesso però è utilissimo anche un orecchio esterno per uscire dalle idee in cui rischi di fossilizzarti, e in questo Matteo è stato veramente prezioso, anche per l’esperienza che ha acquisito negli anni con i Mr Bison.

Quale sound desideravate ottenere prima di entrare in studio? Vi siete ispirati a qualche album?
Essendo il nostro primo disco, ci siamo portati dietro diverse influenze di "lungo termine": Nirvana, Queens Of The Stone Age, Foo Fighters e altre band di quel panorama. Citando tre album, sicuramente ci mettiamo "Them Crooked Vultures”, "There Is Nothing Left To Lose" e “Song For The Deaf”. A livello di sound, il suono che volevamo ottenere è stato leggermente modificato in fase di produzione. Inizialmente volevamo suonasse più stoner, con i fuzz a farla da padrone. Poi ci siamo resi conto che una via di mezzo era la scelta ottimale, abbiamo valorizzato di più le frequenze medie rispetto a quelle basse per dare più freschezza, ottenendo un suono "hi-gain” di stampo americano che cerca di amalgamarsi col cantato in italiano.

Avete girato un video per 'Baudelaire'. Com'e' stata l'esperienza? Chi è il regista? Dove avete girato?
Il video è opera di Simone Addis, regista e fotografo molto apprezzato nella nostra zona e che ora sta iniziando ad avere anche una rilevanza nazionale. La location è una pensione abbandonata in quel di Castiglioncello (LI). Lo storyboard invece, dopo vari brainstorming di gruppo, è opera di Salvo, il cantante. E’ stata un’esperienza stupenda, ci siamo divertiti molto a vestire i panni dei vari personaggi che popolano la pensione “Sguasta”. Con Simo si è creato subito un feeling e anche Francesco Serretti (L’attore principale) è stato molto professionale e attento. Inoltre tutte le comparse sono nostri amici quindi, in pratica, è stato un party durato 3 giorni.

Quale opera di 'Baudelaire' vi ha colpito in maniera particolare? Cosa l'ha distinto da altri poeti maledetti secondo il vostro parere?
Senza dubbio “I Fiori del Male”. Il pezzo, infatti, ruota intorno al concetto di “spleen”: l’angoscia esistenziale profonda e disperata raccontata da Baudelaire e per noi rappresentata dalla vita abitudinaria. Rimanendo poi sempre nella raccolta “I Fiori del Male”, abbiamo estratto dalla poesia “Il Morto Allegro” una frase che, con qualche adattamento, è diventata parte del testo della canzone. Ci interessava affrontare l’argomento della falsa moralità, del bigottismo e del voler “credere a tutti i costi” a quello che ci viene imposto, vivendo in una sorta di stato catatonico, privi di volontà o di coscienza critica. E l’immagine raccontata da Baudelaire di questo uomo che, piuttosto che far “versare una lacrima al mondo” sulla sua lapide, preferisce farsi beccare dai corvi e mangiare dai vermi (filosofi gaudenti), sebbene esasperata, rappresentava per noi la massima espressione di “libertà di pensiero”. Baudelaire, tra i poeti maledetti, è stato il più “completo e visionario”, fonte di ispirazione per la maggior parte dei “maudits” a lui successivi. 

Vostok è stato il primo progetto sovietico di missioni spaziali umane. Come mai avete scelto questo nome? E' piu' il fascino o piu' il timore nei confronti dello spazio?
In realtà la scelta di questo nome è arrivata per caso, o meglio per esclusione. Dopo svariate notti insonni passate su internet alla ricerca di qualsiasi fonte di ispirazione, è improvvisamente apparso questo glifo sovietico, che in un primo momento non ci ha suscitato molto interesse, in quanto non eravamo ancora decisi su che tipologia di nome scegliere, non tanto per il significato ma più per la composizione, ovvero quante parole, con quante vocali e altre menate simili. Dopo innumerevoli tentativi di combinazioni, alla fine abbiamo ripiegato su quello strano nome russo che riecheggiava spesso durante le nostre discussioni, in quanto era corto, facilmente memorizzabile, abbastanza musicale, e cosa fondamentale, dalla inequivocabile pronuncia, onde scongiurare spiacevoli situazioni in cui la gente sbaglia a pronunciare il nome. Soltanto dopo aver fatto la scelta siamo venuti a conoscenza di quanto comune fosse quel nome nella cultura sovietica e storia contemporanea in generale. Dai programmi spaziali agli orologi militari, ai nomi di imbarcazioni e persino misteriosi laghi ghiacciati, tuttavia la vera fonte d'origine per noi è stata l'omonima stazione di ricerca sovietica in antartide, in cui fu registrata nel secolo scorso la temperatura più bassa mai raggiunta, un record tutt'oggi ancora imbattuto. Alla fine si tratta comunque di uno scenario misterioso e irraggiungibile che ti spaventa ma nello stesso momento ti conquista col suo fascino, esattamente come lo spazio, un altro tema che ci affascina molto, al quale ci siamo ispirati anche per altre cose, tra cui il titolo di una traccia, ebbene si, Eva non è una donna bensì l'acronimo di Extra Vehicular Activity, le cosiddette "passeggiate spaziali", e senza dubbio la copertina, col suo panorama "lunare".

Ci sono film o serie tv di fantascienza che vi hanno colpito particolarmente?
Non durante le fasi di scrittura dell’album. Tuttavia, il batterista, Michele, ultimamente si è fissato con Twin Peaks che anche se non è prettamente fantascienza, ha diverse componenti paranormali. Nei prossimi nostri lavori, quasi sicuramente, Michele non mancherà di proporci un pezzo dedicato a Laura Palmer!

Adesso provate a recensire 'Eva' e 'Disteso' per i nostri lettori..
Eva: Strofe altisonanti e ossessive in cui i desideri di cambiare vita, di addentrarsi in nuovi progetti, di sfuggire alla soffocante condizione fisica e mentale di tutti i giorni si contrappongono a un ritornello dove le necessità di analizzare lucidamente la situazione e di mettere un freno all’impeto, fanno capire che tutto si risolverà in un mancato addio. 
Disteso: Un riff portante deciso e un altro altrettanto ripetitivo e ritmato, che accompagnano il racconto del momento in cui rimani fermo e immobile, a pensare a qualcosa che non è andato bene. Il tutto sfocia nel ritornello: l’iniziale rifiuto di tutto ciò e l’incapacità di cambiare le carte in tavola. Ma l’amarezza del finale sussurrato (pensato) lascia presagire comunque nuove realtà.

Quali sono i prossimi piani dal vivo?
Stiamo preparando un set acustico, in cui rivisiteremo tutti i brani, alcuni saranno irriconoscibili. Probabilmente saremo in qualche festival estivo per poi concentrarci su l’autunno/inverno prossimo in cui stiamo fissando un po’ di date.

 

Vostok
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Discography
Vostok (2014)
Smania (2019)