-Core
Nosound
Italia
Pubblicato il 15/06/2013 da Lorenzo Becciani

Come si sta a Norwich?
E' un po' freddo ma per fortuna in questi giorni sembra arrivata la primavera. Considera comunque che quando fa caldo sono sempre sui quindici gradi quindi non molto. Per me va bene perché una delle cose che non mi è mai piaciuta di Roma è il caldo umido. Quello che manca semmai è il sole.

Mentre parliamo sto ascoltando il nuovo vinile e devo dire che ha dei suoni fantastici. Chi si è occupato della masterizzazione?
Non metto in mano la mia musica a nessuno. Faccio tutto io. L'edizione in vinile è stata una novità e mi ha portato via un po' di tempo e due test press ma il risultato paga.

Adesso è tornato di moda il formato ma tanti vinili sembrano pubblicati tanto per fare..
Non potresti trovarmi più d'accordo. Purtroppo è il lato negativo della cosa. Tante etichette buttano fuori i vinili solo per ricavarci dei soldi.

Sei un collezionista?
Non tanto a livello numerico. Mi interessano di più le edizioni. Qui ho roba che mi è stata data dalla Kscope. Gli altri sono tutti a Roma. Ho sempre cercato nei mercatini dell'usato le prime stampe dei dischi dei Pink Floyd. Per esempio possiedo l'edizione russa in vinile rosso di 'Momentary Lapse Of Reason'. L'ho trovata per caso a due lire. Anche quella blu di 'The Division Bell' è molto bella e la tengo in studio. Poi ho la prima stampa di 'The Dark Side Of The Moon' e 'Meddle'. Le ho pagate un po' di soldi e stanno nella teca pronte per i momenti speciali.

Ho sempre pensato che la Kscope fosse una famiglia ancora prima che un'etichetta. Con quali persone hai legato maggiormente?
Soprattutto Tony Harris con cui faccio sempre delle grasse risate. E' davvero un grande. Oltre a lui mi interfaccio spesso con Johnny e Scott.

Quanto tempo hai impiegato a comporre e registrare l'album?
Nel complesso circa due anni. Alcune idee sono precedenti ed altre sono rimaste inalterate rispetto ai primi demo. Dopo 'A Sense Of Loss' mi sono preso una pausa e ho potuto valutare bene il materiale che avevo tra le mani. Le registrazioni sono durate sugli otto mesi. Ci tengo a sottolineare il contributo degli altri membri della band non solo per quanto concerne gli strumenti ma soprattutto a livello emotivo e umano. Da loro è arrivata una spinta importante per portare avanti il progetto. Alessandro Luci suona il basso da quando i Nosound non erano ancora una band. Paolo Vigliarolo è arrivato un paio di anni dopo ma suonavamo insieme da piccoli. E' un grande chitarrista e la spalla organizzativa su cui posso sempre contare. Il nuovo tastierista Marco Berni ha una grande sensibilità, è un creatore di suoni e una persona positiva. Giulio Caneponi è anche il batterista degli Epsilon Indi che trovo molto interessanti. Infine c'è Marianne DeChastelaine al violencello che è tornata con noi dopo l'esperienza di 'Lightdark'.

Volevi cambiare qualcosa dopo 'A Sense Of Loss'?
Credo che quel disco rappresenti un punto di arrivo per il progetto. Sia emotivamente che come evoluzione del suono. Volevamo dimostrare che non siamo un gruppo prog ed era senza dubbio meno rock del precedente. In generale 'Sol29' appariva come una raccolta di canzoni diverse, 'Lightdark' era più prog rock mentre 'A Sense Of Loss' più post rock. 'Afterthoughts' vuole essere un nuovo punto di partenza ed in un certo senso il riassunto di quelle tre anime.

Ti sei ispirato a qualche album in particolare per la produzione?
Non ho un punto di riferimento preciso. E' più una somma di elementi che ascolto in alcuni album e tendo ad assimilare. Magari effetti della voce piuttosto che un mixaggio più svuotato. Anche di generi diversi dal nostro.

A mio avviso le prime due canzoni e le ultime due sono simili come suoni e forse mixaggio mentre quelle centrali in qualche modo si differenziano...
In termini tecnici non è così. E' stato curato tutto in una fase unica e nello stesso posto. Credo che siano più legate dal punto di vista musicale. Quando scelgo la scaletta cerco di trovare un filo conduttore tra i brani. Non voglio creare troppo contrasto. Nel caso di 'Paralysed' e della title track c'è un legame voluto. Volevo sfumare il finale struggente di 'Paralysed' in qualcosa di più rilassante.

Non è frustrante essere apprezzato in Inghilterra e trascurato in Italia? Quanto di questa frustrazione troviamo nella musica?
Non credo si traduca in musica perché tratto generalmente altri temi come le relazioni tra persone o l'io interiore. All'inizio stare in Inghilterra era quasi una questione di principio. Volevo dimostrare che si poteva fare musica di un certo tipo e che il problema non era dei musicisti o di chi ascolta ma di chi cerca di venderla. La stessa cosa è successa ai Porcupine Tree diventati famosi prima nel nostro paese che nel loro. Adesso è un po' più frustrante essere lontani ma da quando ci siamo fatti un certo nome all'estero grazie a Kscope ho cercato di investire più tempo nella promozione italiana. Stiamo ricevendo molti commenti positivi sulle riviste e le stesse persone che incontriamo ai concerti affermano di essere orgogliosi di quello che facciamo.

Hai citato i Porcupine Tree. Stavolta ho trovato elementi riconducibili al periodo di 'Signifier' e 'Stupid Dream'...
Per me sono stati fantastici fino a 'The Lightbulb Sun' poi li ho seguiti meno. La presenza di Chris ha sicuramente dato una certa impronta al suono. Dopo il musical Mamma Mia! è tornato in Inghilterra e gli ho spedito il materiale. L'intenzione era quella di farlo apparire su un paio di brani poi se ne sono andati tastierista e batterista e gli ho chiesto di suonare in tutto l'album. E' stato contento anche perché così ha potuto contribuire in modo più esteso. Ci siamo visti un paio di volte a Roma e poi a Londra. Una volta deciso abbiamo trovato uno studio a Londra ed ha registrato le parti mentre io facevo da ingegnere del suono. E' abituato a lavorare con poca gente intorno. Il resto della band ha registrato a Roma mentre le mie parti sono state quasi interamente catturate a Norwich. Nel caso dei Porcupine Tree credo le basi dei Pink Floyd siano state evolute in un contesto più prog e legato all'elettronica. Per quanto riguarsa i Nosound è invece più in termini post rock ma comunque è normale che ci siano delle visioni comuni.

Secondo me il passaggio tra 'Two Monkeys' e 'The Anger Song' è quello piu' significativo dell'album...
'Two Monkeys' è la mia preferita dopo la title track. E' nata in mezz'ora. Stavo per andare a dormire e mi è venuta questa idea. Il giorno dopo c'erano già il pianoforte, la linea melodica ed il testo. Volevo descrivere il senso di incomunicabilità che si sviluppa tra le persone con una metafora quindi ho immaginato queste due scimmie che vivono vicino al mare ma non riescono ma ad incontrare anche se vorrebbero. C'è comunque un lieto finale. 'The Anger Song' è una delle canzoni più atipiche del disco. Molto aggressiva e oscura.

A chi è dedicata 'She'?
E' un incrocio tra due storie che si sviluppano in contemporanea. Ho voluto creare un parallelismo tra passato, presente e futuro senza riferirmi a nessuno.

A tuo parere cosa manca per l'affermazione definitva del progetto?
Non so se in realtà manca qualcosa. Il nostro intento è quello di creare un'impronta precisa. Sviluppare il nostro mondo emozionale e andare avanti mantenendo fede alle linee guida che ci siamo prefissati. La chiamo evoluzione nella continuazione. Il processo è lento ma sono convinto che alla fine pagherà.

Hai mai percepito come restrittiva la scena prog?
Spesso ci descrivono come prog e lo trovo limitante. Non perché la scena lo sia in sé. Sono io che la vedo in questo modo e per me non sono prog nemmeno i Pink Floyd. La gente pensa che io sia un fan delle Orme o della PFM ma personalmente non amo il prog classico. Apprezzo la capacità di questi gruppi e riconosco la bellezza oggettiva di quello che fanno ma per il mio gusto sono distanti. Mi piacciono più definizioni come alt rock o post prog come dice Kscope. Di recente ci hanno chiamato anche shoegaze prog e lo trovo interessante.

Quali sono i musicisti o i produttori di talento che hai apprezzato di più tra quelli con cui sei entrato in contatto da quando ti sei trasferito in terra britannica?
Sicuramente Steven Wilson che ha anche prodotto i Memories Of Machines. Ho amato 'Insurgentes' e anche nell'ultimo lavoro solista ci sono passaggi davvero belli. La band che lo supporta adesso è molto affiatata. Un altro è Robert Fripp. Con quest'ultimo ci siamo sentiti via posta elettronica e ha speso belle parole per una canzone che avevo scritto per uno dei suoi Soundscapes. Devo dire che mi ha fatto molto piacere.

Quali sono le uscite della Kscope che ti hanno esaltato maggiormente?
Su tutti Anathema e Ulver. I fratelli Cavanagh stanno facendo delle cose stupende. Hanno trovato la loro strada e si capisce vedendoli dal vivo che sono dei grandi professionisti. Spero di potere collaborare con loro in futuro.

(parole di Giancarlo Erra)

Nosound
From Italia

Discography
Sol29 (2005)
Lightdark (2008)
A Sense of Loss (2009)
Afterthoughts (2013)
Scintilla (2016)
Allow Yourself (2018)