-Core
Forgotten Tomb
Italia
Pubblicato il 21/10/2012 da Lorenzo Becciani

Intanto congratulazioni ragazzi perché '...And Don't Deliver Us From Evil...' è il disco estremo che attendevamo da anni nel nostro paese, capace di competere a livello internazionale con i maggiori esponenti black doom ed impeccabile in termini di suoni, produzione e songwriting. Come siete arrivati a tanto? Dove nasce l'ispirazione per queste canzoni?
Non lo so, per me è una cosa naturale cercare di fare album sempre migliori, ancora dopo 13 anni, così come per molti evidentemente è invece una cosa naturale continuare a fare album mediocri… Riguardo all’ispirazione, l’intero album è stato praticamente una tortura da scrivere e registrare, per questo lo considero l’album più personale ed autodistruttivo dai tempi di “Love’s Burial Ground”. E’ dolore e malessere allo stato puro, è vita vissuta, esperienze negative, auto-analisi, è la rappresentazione dello stato di completa decadenza e perdizione in cui ho passato l’ultimo anno e mezzo, ma anche di tutto quello che ho visto gravitarmi intorno. Sono un catalizzatore di persone e situazioni negative o comunque in qualche modo mi ci trovo sempre in mezzo. Ho avuto a che fare con esperienze per me estremamente dure da reggere e in generale con una crisi personale molto pesante che ha portato la mia vita sull’orlo del completo collasso. Tra malattie e problemi di salute, relazioni affettive e d’amicizia andate in pezzi, delusioni di vario genere, lezioni subite a forza di bastonate emotive, abuso incondizionato di alcolici e merda varia, esaurimenti nervosi devastanti e via delirando, posso dire di aver decisamente superato ogni limite di auto-distruzione a cui sia mai arrivato in passato. Persino la vita in tour a un certo punto è stato un completo indulgere nel degenero più assoluto. E’ incredibile come non si tocchi mai definitivamente il fondo, c’è sempre un punto più basso da raggiungere. Tutt’ora non sono certo di aver toccato il fondo. Normalmente al giro di boa dei trent’anni la gente trova una maggiore stabilità, nel mio caso invece è sembrato più l’inizio di un incubo di dimensioni più vaste di prima. I testi di conseguenza trattano di tutti questi temi insieme, sono riflessioni su tutta la merda che ho vissuto, patito, osservato e respirato in questo clima di nullificazione assoluta. Per la prima volta mi suona ancora tutto molto attuale, che non è sicuramente una cosa positiva a livello personale, ma lo è a livello artistico. A questo giro ho detto le cose che volevo dire nell’esatto modo in cui volevo dirle, nulla da rimpiangere. Sono i migliori testi che ho mai scritto in senso assoluto.

Ricordo alla perfezione il momento in cui siglaste il contratto con Avantgarde Music e la release di 'Negative Megalomania'. Si trattava di un'etichetta storica con gruppi come Katatonia, Ulver, Taake, Pan-Thy-Monium e Solefald nel catalogo. Adesso siete passati ad Agonia Records, di recente agli onori della cronaca per il nuovo mini album degli Ephel Duath, e sembrate ancora più carichi di prima. Come siete entrati in contatto? Che tipo di esperienza avete con le label e cosa vi ha fatto privilegiare l'etichetta polacca?
La mia esperienza con le label è sempre stata piuttosto tormentata, dato che rapporti iniziati bene si sono spesso e volentieri trasformati in danni economici o in una sfiducia generale verso l’operato dell’etichetta. Detto questo, le esperienze non sono state tutte negative e in generale credo che ogni label con cui abbiamo lavorato abbia avuto i suoi meriti e i suoi demeriti. Con il tempo si impara a scegliere, anche se poi è praticamente impossibile avere la certezza matematica che una label manterrà quello che dice, anche a fronte di contratti e via dicendo. Agonia Records si è dimostrata professionale fin dall’inizio, conosco il boss personalmente e in generale ha dimostrato di voler far crescere la band così come l’etichetta, infatti negli ultimi 2 o 3 anni sta facendo grandi passi avanti. Di conseguenza c’è un rapporto di fiducia reciproca e comunque siamo tra le band che spingono di più del loro roster, quindi si spera che l’esperienza sarà fruttuosa. Abbiamo ricevuto offerte da etichette che avevano un certo nome “di culto” ma io sono solito considerare le condizioni effettive di un contratto, non mi interessa fare il figo firmando per una label “col nome” quando in realtà si finisce a morire di fame ancor più del normale o a fare il gruppo “materasso” per band più in vista. Ogni offerta va valutata nel complesso.

Quali sono le vostre band preferite nel catalogo?
Non seguo tanto il black metal oggigiorno, sicuramente Ephel Duath mi interessa per la presenza di Karyn Crisis, anche se musicalmente la band non rispecchia i miei gusti. Poi m’era piaciuto il disco di Furze e qualche altra release, tipo i Beissert, Malfeitor o roba vecchia tipo i dischi degli Armagedda. Sono abbastanza curioso per il nuovo Aborym anche. Francamente tante release della label non le ho sentite. Per quanto mi riguarda potrebbero anche far uscire gli Arctic Monkeys, non mi interessa, più grande diventa la label più vantaggi possono arrivare anche per noi..

Quanto tempo è servito per comporre e registrare i brani di '...And Don't Deliver Us From Evil..'? Dove si sono svolte le recording sessions?
La composizione si è svolta in una manciata di mesi, anche se in realtà di tempo effettivo saranno state due settimane. Non prendo quasi mai in mano la chitarra, quando lo faccio di solito in un giorno o due finisco un pezzo intero e registro la demo a casa sul computer compreso l’arrangiamento per tutti gli altri strumenti. Avremo fatto 6 o 7 prove prima di entrare in studio con la band. Le registrazioni sono durate una manciata di giorni e il mixaggio pure. La produzione è stata affidata come per la maggior parte dei nostri dischi a Daniele Mandelli degli Elfo Studio di Piacenza, mentre il mastering è stato fatto ai Finnvox Studios di Helsinki, Finlandia da Mika Jussila, che aveva già lavorato con noi per “Under Saturn Retrograde”. Chiaramente la band ha messo molto del suo in fase di registrazione e mixaggio, in particolare il nostro batterista ha curato le sessioni finali del mix in quanto io ero in condizioni psico-fisiche piuttosto brutte e ad un certo punto ero talmente esausto mentalmente e fisicamente che ho voluto devolvere il compito agli altri membri della band. Negli anni ho maturato una certa insofferenza a tutto ciò che non concerne direttamente il songwriting o la parte “live” della band. Ovviamente ho sempre l’ultima parola su tutto, ma sicuramente la band è stata molto d’aiuto nella realizzazione pratica di questo album, molto più che in qualunque altro nostro lavoro, anche per quanto riguarda le grafiche ad esempio.

Siete entrati in studio con sette brani o avete effettuato una selezione?
Sì, arrivati ai 7 brani composti mi sono fermato perché ho trovato fossero tutti eccellenti e la durata del disco era più che sufficiente.

Quali album vi hanno ispirato a livello di produzione? Quale tipologia di atmosfere volevate ottenere?
Generalmente ci piacciono le produzioni piuttosto pulite ma non eccessivamente leccate, un certo gelo di fondo comunque ci piace, quindi direi che le produzioni medio-alte di tipo scandinavo sono abbastanza in linea con quello che facciamo noi. Dall’altro lato abbiamo una pesantezza del sound che richiama certe band sludge di stampo americano, quindi cerchiamo sempre di dare una bella potenza anche sotto quel punto di vista, non siamo certo una band tipicamente black metal. Ci piacciono le belle produzioni in linea di massima, potenti ma intellegibili, le stronzate lo-fi non fanno per noi. Quando ascolti il disco deve arrivarti una badilata in faccia, non una zanzara.

Potete svelarci qualche dettaglio tecnico? Avete utilizzato strumentazione particolare?
Ho registrato tutte le chitarre con una Ibanez IC 400 modificata e con un Laney GH100 Toni Iommi, per il resto non ricordo precisamente. Diciamo che dopo anni sappiamo come far suonare le cose. La verità è che quando sai suonare potrebbero anche metterti in mano un pezzo di legno grezzo e riusciresti comunque a farlo suonare bene, per questo mi fanno ridere i gruppi che si presentano con pedaliere di un metro e mezzo, amplificatori e chitarre vintage da migliaia di euro o quant’altro, e riescono comunque a far cagare. In tutta franchezza non ho necessità di perdere tempo e soldi in queste stronzate, tant’è vero che mi sono venduto recentemente quasi tutte le chitarre che avevo tranne quella che uso di solito e ho speso i soldi in altro, tipo comprare le sigarette, da bere o cose di primaria importanza come queste.

Cosa ricordate delle registrazioni di 'Songs To Leave' e quanto siete cambiati in dieci anni?
Le cose erano parecchio diverse al tempo, in generale, e in studio di registrazione c’erano meno possibilità di ora. Tuttavia l’attitudine era la stessa, vale a dire cercare di fare le cose al meglio possibile. Poi all’epoca ero da solo e suonavo tutto. Per il resto, in 10 anni di cose nella vita e nella musica ne cambiano, dell’ambiente da cui sono partito ormai riconosco ben poco, non ho molto da spartire con i ragazzi d’oggi, tuttavia per tante cose ormai perdute al giorno d’oggi ci sono anche alcuni vantaggi. Dipende dai punti di vista, non è tanto meglio o peggio, è solo diverso. Di certo se non hai vissuto certe cose non puoi capire il culo che una persona si è fatta per arrivare a un certo punto, tanti ragazzi ci vedono su riviste e via dicendo e pensano che siamo lì per grazia ricevuta, perché la verità è che nessuno al giorno d’oggi ha voglia di impegnarsi e offrire qualcosa di nuovo e ben fatto, pensano tutti che pagando o accodandosi ai trend la strada per la notorietà sia più breve. Per qualcuno talvolta potrà anche funzionare, per quanto ci riguarda abbiamo lavorato in tutt’altra maniera e non me ne pento.

Quale concept si cela dietro all'album?
Nessuno se non la rappresentazione di quello che mi ha ispirato per i testi e per musiche. Posso dirti, in riguardo al titolo e all’atmosfera generale, che il messaggio è a proposito della morte dell’innocenza e della completa e consapevole sottomissione al male e al lato oscuro della vita. E’ un inno al male nell’uomo, una dichiarazione nichilista, distruttiva ed autodistruttiva allo stesso tempo. E’ pura glorificazione della negatività, come un invito a lasciarsi trasportare dalla corrente di perdizione e morte che sta attraversando la società odierna. E’ un inno al non-ritorno, come bere un bicchiere di veleno consapevoli di quello che si sta facendo, col sorriso sulle labbra.

Adesso provate a recensire 'Deprived' e 'Adrift' per i nostri lettori..
Penso che 'Deprived' sia uno dei pezzi più immediati del disco e contiene più o meno tutti gli elementi del “nuovo” sound FT: aggressività, atmosfere decadenti ed oscure, groove, insanità mentale, violenza autodistruttiva.. Sicuramente è più immediato rispetto ad altro materiale incluso nel disco, ma si sa che normalmente il “singolo” di una band è sempre quello un po’ più accessibile o comunque più d’impatto. Inoltre credo che l’andamento abbastanza “rock” del pezzo si possa ritrovare anche in altre tracce come 'Let’s Torture Each Other' o per l’appunto 'Adrift'. Questa traccia è l’unica che presenta qualche voce pulita di stampo dark wave e il riffing può ricordare a tratti i The Cult dei primi anni ’80. E’ un pezzo però molto vario e dal crescendo molto cinematico, nel senso che ha un pathos tipico di una colonna sonora, per capirci, è in continua evoluzione e raggiunge apici di malessere decisamente estremi, specialmente nella parte centrale.

I Katatonia di 'Brave Murder Day' sembrano un'influenza evidente. Cosa pensate della loro evoluzione? Avete ascoltato 'Dead End Kings'?
I Katatonia migliori francamente per me erano quelli da 'Sounds Of Decay' a 'Tonight’s Decision', anche se in generale mi piace quasi tutto il resto dei loro lavori. Gli ultimi due non mi hanno entusiasmato, comunque rispetto il loro lavoro. Ad ogni modo contrariamente a quanto molti sembrano pensare, a parte forse 'Songs To Leave' nei Forgotten Tomb dei Katatonia ci trovo poco, piuttosto allora citerei i Paradise Lost dei vecchi dischi oppure tutta la dark wave anni ’80. Non è che perché uno fa un 4/4 e ci mette su una linea di chitarra solista allora sta facendo i Katatonia, mi sembra una visione veramente limitata delle cose, tanto più che gli stessi Katatonia partivano da influenze molto ben identificabili.

Trovate che nihilistic metal sia un termine che si addica alla vostra proposta?
Direi di sì, meglio di altre definizioni che ho letto in giro. C’è gente che dopo aver sentito un palm-muting o un armonico artificiale ha detto che abbiamo influenze death metal, vedi tu…

Chi si è occupato dell'artwork? Cosa rappresenta?
L’artwork è stato realizzato da Tumulash dei Tumulus Anmatus, che è un ottimo grafico. L’idea è fondamentalmente del nostro bassista Alex. Le parti interne del booklet sono state principalmente curate da me a livello ideologico. Si ricollega principalmente all’idea del titolo che ho spiegato poc’anzi. Sia la copertina che il booklet hanno molti riferimenti a bambini e giovani perché mi piace l’idea dell’innocenza corrotta dal male.

Nell'edizione limitata in vinile compare una cover di 'Sore' dei Buzzov•en. Cosa vi ha affascinato così tanto di questo pezzo?
I Buzzov•en sono una band che mi ha impressionato tantissimo da subito e che come pochi altri hanno saputo incarnare violenza e malessere nello stesso tempo. Sono anche stati enormemente sottovalutati. 'Sore' è uno di quei dischi che mi porterei nella bara e quindi ho pensato fosse finalmente ora di pagare un tributo a questa band ormai scomparsa.

Siete eccitati dall'idea di partire in tour con gli Enthroned? Quali sono i punti vincenti di questo tour a vostro parere? Quale tra i loro dischi preferite?
Francamente non ascolto un disco nuovo degli Enthroned da 'The Apocalypse Manifesto', che penso fosse del ’98. All’epoca mi piacevano e penso che i primi due dischi fossero dei buoni lavori, specialmente per l’epoca. E’ una band che rispetto, ma è un tipo di black metal che non ascolto più da quando ho 17/18 anni in tutta onestà, e quest’anno ne ho 32... Abbiamo avuto l’occasione di partecipare a questo tour, per quanto mi riguarda è un lavoro, quindi a meno che non ci fosse stata una band con cui avrei avuto un’antipatia personale o attitudinale (e non è il caso degli Enthroned), per me non avrebbe comunque fatto alcuna differenza. Io vado per promuovere il mio disco e perché stare in giro con la band è il lavoro che mi piace fare, del resto mi importa poco, finchè c’è rispetto tra le band e si beve qualcosa insieme, non vedo problemi. Siamo un po’ una mosca bianca nella line-up di questo tour, ma è comunque un’esperienza e a livello d’impatto ti assicuro che non abbiamo nulla da temere rispetto a band considerate più “brutali”. Mi auguro che nel 2013 poi si possa fare anche un altro tour in condizioni più adatte a quello che rappresenta la nostra band comunque, chiaramente si cerca sempre di alzare il tiro e raggiungere un pubblico più vasto, seppur sia anche importante mantenere un seguito nell’ambiente black metal da cui proveniamo. Tornando alla tua domanda, diciamo che siamo eccitati all’idea di partire in tour per una serie di motivi. Se anche ci fossero i Metallica o chi per loro, non me ne fregherebbe un cazzo, per capirci.

(parole di Ferdinando Marchisio)

Forgotten Tomb
From Italia

Discography
Songs to Leave (2002)
Springtime Depression (2003)
Love's Burial Ground (2004)
Negative Megalomania (2007)
Under Saturn Retrograde (2011)
...And Don't Deliver Us From Evil... (2012)
Hurt Yourself and The Ones You Love (2015)