-Core
Infection Code
Italia
Pubblicato il 04/10/2010 da Lorenzo Becciani
Il primo aspetto che mi ha colpito di 'Fine' è la sua capacità di suonare totalmente diverso dai dischi precedenti nonostante sia percepibile una linea evolutiva dai vostri esordi. Inoltre il suo titolo è decisamente eldquo;definitivoerdquo; e eldquo;catarticoerdquo;. E' corretto parlare del nuovo album degli Infection Code o del primo capitolo di una nuova avventura sonora?
Con la parola Fine abbiamo voluto un po’ giocare e dare una duplice interpretazione tra il significato che ha in italiano e quello in inglese. Fine, cioè la conclusione di un qualcosa, di un tempo andato, di un evento e Fine come qualcosa di bello, delicato,elegante. Nel primo caso sì, possiamo parlare di un nuovo percorso artistico e di un libro che si chiude. Un libro che abbiamo letto, studiato ed interpretato per dieci anni e che ora è tempo di chiudere. Un nuovo corso musicale ci aspetta ricco di stimoli ed input che prima non conoscevamo e che ora cercheremo di fare nostri. D’altronde abbiamo cambiato alcune cose nell’economia stilistica dei nuovi pezzi. Più groove, pezzi più dilatati con atmosfere malate, arrangiamenti particolari, l’uso dell’elettronica che non è più orpello ma sostanza. Nel secondo caso ,e possiamo peccare di presunzione, ma non importa, descrive la gioia per aver creato qualcosa di bello dopo l’ascolto del master e lo abbiamo voluto sintetizzare in quella parola. Fine.
L'album è stato prodotto da Eraldo Bernocchi. Com'è stato lavorare con un personaggio del suo calibro? Quali sono gli input più importanti che vi ha dato?
Anche questo è un passo molto importante della nostra carriera. Quattro ragazzi normali che riescono ad avere l’attenzione di un personaggio del suo calibro. Lavorare con Eraldo è stato molto stimolante e sicuramente ci ha fatto crescere dal punto di vista artistico e professionale. Volevamo dare un tocco completamente diverso all elsquo;album. Unire la bestialità e l’irruenza di un disco estremo con la leggiadria alta del suo tocco esperto in fase di produzione. Soprattutto per quanto riguarda le parti più atmosferiche. Ci ha fatto sentire come se fossimo vecchi amici, ci ha ospitato nella sua casa, nel suo studio. eEgrave; un personaggio unico, molto alla mano e soprattutto molto professionale. Ci ha aiutato a trovare e scoprire le nostre potenzialità artistiche anche oltre il rock o il metal. Ci ha spinto a ricercare nuovi orizzonti musicali. Anche se lui poi è un tamarro metallaro peggio di noi!!!!
La vostra versione di 'Cupe Vampe' è semplicemente pazzesca. Cosa vi ha spinto a scegliere di inserire una cover di questa canzone nel disco? Non vi spaventa la recente evoluzione/involuzione, chiamatela come volete, del pensiero di Giovanni Lindo Ferretti?
Ognuno è libero di pensare, fare agire come vuole basta che non vada a ledere la libertà del prossimo. A livello artistico abbiamo amato tutto cieograve; che ha fatto Giovanni Lindo Ferretti. Dai CCCP passando per i CSI fino ad arrivare ai PGR. Soprattutto sono stato io a spingere molto nel re interpretare questo pezzo a modo nostro. Ancor prima di buttarci a fare qualcosa, a stravolgere il pezzo, sentivo, istintivamente che sarebbe venuta fuori una versione molto particolare. Il suo pensiero ed il suo cambiamento (non parlerei né di involuzione né di evoluzione) non li condivido, ma penso che determinati percorsi che un individuo intraprenda nel corso della sua vita facciano parte della vita stessa , ed hanno delle motivazioni molto valide. E poi il cambiamento è sempre positivo. Chi non cambia atrofizza la sua esistenza.
Lo spettro sonoro degli Infection Code si è allargato ulteriormente. Quali sono i generi che avete indagato con maggiore curiosità e piacere in questi ultimi due anni?
Sicuramente ci siamo buttati molto sull’elettronica. Ad esempio Enrico ascolta tantissima elettronica e noise sperimentale cosi come Davide. Grazie ai loro ascolti lo spettro sonoro degli Infection Code è cambiato. Soprattutto nella scelta dei suoni. Più caldi, organici e slabrati. Questo ha influito molto durante la composizione. All’interno della band regna un ottimo equilibrio. C’è chi ascolta cose ultra sperimentali che vanno oltre il filone del rock e chi come me e Ricky siamo ancorati a cose più classiche e più vicine al metal o al post hardcore.
A quale fascia di pubblico pensate possa interessare la vostra musica?
eEgrave; una cosa che non ci siamo mai chiesti e che sinceramente dovremmo riflettere un po’. Prendiamo una fascia di pubblico abbastanza ampia, dal fan di metal estremo, a chi ascolta cose più malate a chi va fuori per l’industrial ed il noise. La nostra proposta è sicuramente ostica, piuttosto pesante e cervellotica . Ce ne rendiamo conto. Ne siamo consci. Ma è cieograve; che ci va di fare. E se ci sono solo tre persone che ci apprezzano e che riusciamo ad emozionare il nostro risultato lo abbiamo già raggiunto. Non ci facciamo troppe paranoie se vendiamo oppure no un tot di copie. A noi va bene così e penso che l’ascoltatore medio degli Infection Code sia una persona un po’ sballata e con una predisposizione per cose non troppo semplici.
La lavorazione del disco è stata sicuramente elaborata. Quanto tempo avete impiegato a comporre le canzoni? Quanto siete stati invece in studio?
Da 'Intimacy' sono passati circa tre anni. eEgrave; un periodo ottimale per noi tra un disco e l’altro. Abbiamo altri impegni nelle nostre vite. E tra una cosa e l’altra siamo riusciti a portare a compimento anche il nostro quarto album. In questi tre anni abbiamo suonato un po’ dal vivo (poco perché è sempre più difficile) e ci siamo dedicati con molta calma ad i pezzi nuovi. Senza forzare e senza imporci una scadenza. Diciamo che i pezzi di Fine sono usciti fuori in un anno. Considerando il fatto che abbiamo cambiato molte cose dall’idea originale. Abbiamo lavorato molto sui suoni e questo è un altro fattore che ci ha portato via un po’ di tempo.
Nella vostra presentazione vi definite fatti e strafatti con gioioso e giocoso sacrificio. A questo punto vogliamo sapere di cosa...
Di musica, di arte, di fare un qualcosa che ci rende liberi ed appagati con noi stessi. Non so se lo facciamo male o bene, ma questo è piuttosto soggettivo. Ma abbiamo la fortuna di farlo. La fortuna di avere quell’ incoscienza che ancora adesso ti fa fare cose per la musica senza senso per una persona normale. Il fatto di essere qui a parlare con te di un nostro quarto album dopo dodici anni di eldquo;carrieraerdquo; è un traguardo che mai mi sarei immaginato di raggiungere. Augurato certo, ma non ci avrei creduto. Abbiamo fatto sacrifici. Tanti. Ma ne è valsa la pena. Giocare così. Trasmettere emozioni nella forma d’arte più bella, immediata e completa che è la musica.
E' tanto difficile demarcare il proprio territorio sonoro?
Non è stato difficile. Perché è venuto fuori tutto molto spontaneamente. Non abbiamo mai deciso nulla a priori. Studiato a tavolino una canzone o composto un pezzo che doveva seguire determinati schemi. Le canzoni che abbiamo scritto in questi anni sono frutto di un momento, di una situazione. Sono istinto, sangue e passione. Di quattro persone che hanno preso l’incoscienza di gettare le loro emozioni più intime ed oscure sulla musica ed attraverso ad essa esternarle. Ne è venuto fuori un quadro molto particolare, magari di difficile comprensione. Un territorio sonoro con confini ben marcati e difficili da valicare. L’ascoltatore non deve capire cieograve; che facciamo ma semplicemente affrontare il viaggio dentro questi confini con molta leggerezza e tranquillità. Con il cuore in mano svestito da schemi di giudizio. Esplorare il nostro territorio, e se vuole mettere radici.
Qual è la canzone del disco più difficile da eseguire tecnicamente?
Abbiamo fatto un album, per la prima volta dove tutti i pezzi sono facilmente eseguibili dal vivo. Non lo abbiamo studiato. E’ venuto fuori così. Forse questo perché abbiamo dilatato un po’ di più i tempi, usando e lavorando più su parti atmosferiche. Usando contrasti ritmici e sonori. Ci siamo divertiti a togliere e non a mettere, sovra incidere. Caricare e stratificare il songwriting. Fine è un album del sottrarre. Togliendo abbiamo ottenuto molto di più. Per questo nessun pezzo è difficile da suonare. Ogni pezzo aspetta. E’ lì per essere interpretato come se fosse sempre la prima volta.
Di cosa parlano 'Collapse Of The Red Side' e 'Painting My Life'?
Le ho scritte in un momento della mia esistenza dove la mia vita interiore stranamente era piuttosto tranquilla e serena. Anzi distaccata. Cauterizzata dal dolore e dalla fatica del vivere e del lottare. Non una resa ma una sorta di auto convincimento che nulla sarebbe stato di più e che la lotta che un tempo continuava, in un passato non troppo lontano, in quel momento sarebbe collassata. 'Collapse Of The Red Side' racconta la resa politica ed ideologica di un uomo che pensava di credere in un ideale ma che invece, è stato per necessita dei tempi in cui viviamo, tradito. L’ideale collassato, naufragato sotto una marea di menefreghismo autolesionista. 'Painting My Life' sono un breve elenco di pensieri scaturiti dalla mente malata e perversa di un pittore che sniffa vernice e beve colla nera per colazione. Che si trova a fare i conti con la Morte e nel punto del trapasso si fa beffe di lei facendole un ritratto con i colori più vivaci e sgargianti possibili.
Inutile parlare di band affermate. Quali gruppi underground ritenete validi attualmente..
Farti l’elenco di cieograve; che ascoltiamo diventa davvero inutile e noioso. Ti posso dire che tra le nostre mani passa veramente di tutto. Abusiamo di musica. Bulimici, obesi e qualche volta guardandoci allo specchio ci facciamo anche un po’ schifo, perché fagocitiamo veramente di tutto. Passando per i classici fino alle cose più sperimentali e rumorose. Non abbiamo paletti. Cieograve; che ci piace lo ascoltiamo, senza farci troppe paranoie questa è una prerogativa molto forte all’interno della band. Ascoltiamo black metal, drum elsquo;n’ bass passando per l’industrial fino ad arrivare ai Motley Crue. Facciamo schifo. Siamo ascoltatori disordinati, anarchici.
L'idea alla base dell'artwork è nata dopo la stesura delle canzoni o era già nella vostra mente prima di comporre la maggior parte dei brani?
eEgrave; nata dopo la prima stesura dei brani anche se le idee Enrico (bassista e colui che si è sempre occupato della parte grafica) sono cambiate molto nel corso di questo processo di composizione. Era partito con un idea che poi ha completamente stravolto fino ad arrivare con alcune modifiche all’artwork iniziale. Un lavoro che secondo me rispecchia molto la musica. Un abito visionario, oscuro, acido. Un'idea molto psichedelica.
Siete ancora convinti di avere scarse possibilità di avere un riscontro all'estero?
La realtà è quella che è. Non vogliamo piangerci addosso ma in Italia soprattutto, la situazione per una band come la nostra è disastrosa e traballante. Per sopravvivere e mantenere la passione e la voglia di andare avanti facciamo enormi sacrifici, sia economici che umani. Il riscontro è minimo, a volte quasi impalpabile. Per avere un riscontro all’estero servono sacrifici enormi per una band undeground che proviene dal grande nulla della provincia italiota. In Italia non siamo ancora pronti per affrontare certi discorsi musicali, siamo ancora troppo ancorati alla tradizione popolare ed al sanremismo. Manca una cultura musicale di base che si dovrebbe insegnare nelle scuole a partire da quando si è bambini, per sviluppare una certa coscienza artistica che poi un individuo nel corso della sua esistenza pueograve; abbracciare ed approfondire o meno. Qui da noi questa cosa manca e per questo che facciamo il doppio della fatica per uscire dai patri confini. E’ ormai quasi vent’anni che sono dentro alla realtà musicale italiana e la situazione è di poco migliorata nel corso degli anni. Manca ancora molto perché una band abbia credibilità anche all’estero.
Cos'è la fine per voi?
E’ la luce in fondo ad un tunnel nero, tetro, scuro. La Fine porrà fine a questo tormento interiore che l’uomo si porta dentro dalla nascita? Non lo sappiamo ma proviamo a credere che forse un giorno, non troppo lontano la Fine di tutto ci regalerà serenità interiore, tranquillità ed un viaggio verso un nuovo capitolo esistenziale.
Esiste un barlume di speranza nella vostra arte?

Quando nascerà questo barlume di speranza inconsapevolmente dentro di noi, porremo Fine alle nostre esistenze artistiche. .

(parole di Gabriele Oltracqua)
Infection Code
From Italia

Discography
Life Continuity Point (2002)
Sterile (2004)
Intimacy (2007)
Fine (2010)
La Dittatura Del Rumore (2014)
Dissenso (2018)
In.R.I (2019)
Alea Iacta Est (2022)
Sulphur (2023)