-Core
Aborym
Italia
Pubblicato il 13/02/2021 da Lorenzo Becciani

Il nuovo disco dimostra come sei riuscito ad evolvere il progetto. Di progetti del genere, anche all'estero, non ce ne sono tanti. Com'è nata questa evoluzione sonora? 
Prima volta in assoluto in cui le composizioni sono state portate avanti da tutto il gruppo e non solo da me. Col tempo cresci, ti apri a nuove cose. Personalmente sono una persona molto curiosa, non riesco mai a fare la stessa cosa nella vita e ciò vale anche nella musica. Mi sono sentito chiamare a fare una sorta di salto e per farlo ci sono voluti circa 5-6 anni. La svolta è arrivata con 'Shifting.negative', un disco di taglio con tutto quello che avevamo proposto in precedenza. Ho potuto farlo perché ho avuto attorno dei musicisti che me l'hanno permesso. Sono innamorato di synth modulari e tecnologia, trovo salutare il poter lavorare con strutture che sono sorrette da strumenti con possibilità infinite di soluzioni. Quello che facevamo prima, sebbene molto sperimentale, era vincolato da canali che dovevi per forza seguire per rimanere in tale corrente e dopo un po' tutto ciò è diventato stretto. Il black metal è un genere che ha delle coordinate che devi seguire se ne vuoi far parte. L'elettronica invece offre delle soluzioni affascinanti. In maniera naturale abbiamo seguito l'istinto e abbiamo fatto ciò che ci diverte. Per me è una vera e propria medicina. Anche se proveniamo da background diversi, con gli altri ragazzi che sono nella line-up siamo molto simili.

Anche con 'Dirty' però era già cambiato qualcosa. Non a caso uscì il disco con i remix..
Sei uno dei pochi che ha tirato questa cosa nelle interviste. É stato un passaggio importante perché pubblicammo un doppio album, con l'intento di uscire dagli schemi. I remix uscirono per la nostra etichetta discografica e fu una vera e propria sfida. Cercammo di andare ancora oltre ed alla fine è stato un po' come con la droga. Non trovi binari morti, ma segui il flusso e anche 'Dirty' è stato  un crocevia importante. Ci ha confermato come questa fosse la strada da seguire.

In ogni caso 'Hostile' esce dopo tre volumi di 'Something For Nobody', che hanno rappresentato l'apice a livello sperimentale, e curiosamente è costituito da canzoni molto concrete.
'Something For Nobody' è una sorta di trilogia che copre circa due anni di remix, idee strane, variazioni, pezzi di colonne sonore. È stato pensato come ponte tra 'Shiftingegative' e 'Hostile'. Sicuramente è fuori asse rispetto agli standard commerciali della discografia ed è .nper i nostri fan più fedeli. Il nostro aggancio con Keith Hillebrandt è nato proprio in quel periodo per un paio di remix.

Keith Hillebrandt ha prodotto l'album ma non ha seguito il mixaggio..
I nostri piani prevedevano il mixaggio a Roma, insieme al nostro fonico Andrea Corvo, che ci ha seguito dalle demo alle registrazioni nei vari studi. Purtroppo la pandemia ha impedito al nostro produttore di raggiungerci dalla Thailandia, dove vive. Il disco è stato mixato da remoto. Non abbiamo potuto fare altrimenti. 

In termini di produzione cosa volevate ottenere? 
Prima di cominciare le sessioni, abbiamo pianificato assieme quali erano i nostri obiettivi. Abbiamo posto dei limiti a livello tecnico e Keith Hillebrandt ha proposto di fare dei pre-mix, in cui abbiamo provato pedali, effetti e strumentazione. Questi pre-mix ci hanno permesso di valutare come procedere e sono stati fondamentali per definire gli arrangiamenti. È stato un bel lavoro di equipe e un produttore è vincente quando riesce a capire cosa vuole la band. Per noi siamo riusciti ad ottenere degli standard molto elevati quindi ha fatto un grandissimo lavoro. La produzione è un motivo di orgoglio per tutti noi.

Nella recensione ho evitato di parlare di singole tracce, anche perché l'album mi ha colpito nella sua interezza. Con il passare del tempo pezzi come 'Radiophobia' e 'The End Of A World' sono emersi in maniera molto forte e di conseguenza sono curioso di sapere il loro significato.
'Radiophobia' è un brano davvero up-in-your-face. É stato scritto in maniera quadrata e ciclica, con ripetizioni matematiche di parti della struttura. La metrica vocale segue una sillabazione molto serrata. Doveva essere freddo come il mood ispirato ad una catastrofe epica, se non la peggiore che ha mai colpito l'essere umano. La sconfitta sociale e morale di Chernobyl è stata enorme. 'The End Of A World' è un brano trasversale al disco. Potrebbe segarlo in due con la facilità con cui un coltello bollente può tagliare un pezzo di burro. Spinge in un'altra dimensione in pochi minuti. Anche questo non è molto felice in termini di tematiche. È la mia visione della fine del mondo. L'implosione del pianeta che ho voluto sintetizzare con un brano freddo, triste ed emarginante. Parla di cambiamenti climatici e abuso della natura. Nulla nasce per caso. Quello che sta succedendo è l'effetto dei nostri errori. 

Quando hai scoperto l'elettronica? E' piu' facile comporre adesso o quando facevate black metal?
Non ti saprei dire qual è stato il gruppo che mi ha fatto accendere questo fuoco. Anche in tempi non sospetti ho sempre ascoltato materiale sperimentale e proiettato al noise come il materiale della Cold Meat Industry e gruppi come Mz. 142, Raison d'Etre e Arcana. Verso il '93 ho scoperto gli Einsturzende Neubaten e mi hanno letteralmente sconvolto con il loro legame all'urbanistica ed al muro di Berlino. Sono stato rapito dal loro fascino e ci sono caduto in pieno. Dopo aver ascoltato tutta la loro discografia sono passato ai Kraftwerk. A quel punto ho scoperto che esisteva elettronica per dancefloor alternativi e mi sono appassionato di band come Front Line Assembly e Young Gods. Quando militavo nei Funeral Oration, assieme al cantante Nicola Curri ed al tastierista Marc Urselli ho dato vita ai M.E.M.O.R.Y. Lab. Per quanto riguarda la composizione dipende dalla strumentazione e dai musicisti con cui lavori. All'epoca c'erano parecchie discrepanze su cosa fare nella line-up. C'era meno armonia e quindi era piu' complicato proporre delle idee. Alla fine mi ritrovavo a scrivere gran parte del materiale da solo perché c'era meno amalgama. Quindi è piu' facile adesso ma non per un motivo specifico. Adesso sento una libertà totale e mi confronto sempre con gli altri. Inoltre il parco macchine che abbiamo ora, su cui abbiamo investito tantissimi soldi, è nettamente superiore ad allora. Gli strumenti costano e devi saperli usare per avere padronanza di ciò che fai. Pensa che nel '92 usavamo un primitivo Roland GR-30. 

Hai ancora amici e contatti nella scena estrema degli anni '90.
Ci sono delle persone con cui sono amico al di là della musica. Per esempio con Bard Faust sono ancora in contatto, le nostre famiglie si conoscono e quando viene a Roma passiamo del tempo insieme. Con gran parte della gente militante di allora invece i rapporti si sono allentati perchè tante persone si prendevano troppo sul serio.

Gli Aborym di italiano non hanno quasi niente e riscuotono maggiore successo all'estero che nel nostro paese. C'è qualche gruppo valido anche dalle nostre parti?  
Il posto dove proviamo si trova nel complesso della Subsound Records. Ci sono studi e sala prove, ci lavora Luciano Lamanna ed è una sorta di comunità dove puoi incontrare grandi musicisti. L'altro giorno c'era Luca T. Mai degli Zu per esempio. Noi condividiamo la sala prove con i Deflore, che sono molto bravi e hanno all'attivo un disco con Jaz Coleman. Ti consiglio anche un gruppo noise spettacolare con cui abbiamo suonato a Torino un paio di anni fa. Si chiamano Petrolio e sono davvero interessanti. 'The Pursuit Of Happiness' invece l'ho scritta a quattro mani con Enrico Cerrato ed è un altro pezzo del disco a cui sono molto legato. 

(parole di Fabban) 

Aborym
From Italia

Discography
Kali Yuga Bizarre (1999)
Fire walk with us (2001)
With no human intervention (2003)
Generator (2006)
Psychogrotesque (2010)
Dirty (2013)
Live in Groningen (2013)
Dirty remix (2014)
Shifting.negative (2017)
Something for Nobody Vol.I (2017)
Something for Nobody Vol.II (2018)
Something for Nobody Vol.III (2019)
Hostile (2021)