-Core
Iran
Italia
Pubblicato il 11/01/2021 da Lorenzo Becciani

Perché l’Iran? Cosa vi affascina così tanto della cultura della repubblica islamica che vanta siti storici risalenti all’Impero Persiano?
Nessuno di noi è mai stato in Iran. Ma il paese mi chiama da molti anni, prima o poi ci andrò, e poi dentro Iran c’è anche la parola ira.

Come si è formata la band? Sappiamo che Rofoldo si è aggiunto in seguito. Qual era la visione quando avete iniziato a trovarvi insieme le prime volte?
Io e Andrea ci siamo conosciuti ad un festival dove suonavo tramite Paolo Cantù (Afterhours, Six Minute War Madness,A Short Apnea, Makhno). Da lì ci siamo accordati per una prova insieme, chitarra e tastiera. Al primo incontro abbiamo iniziato a improvvisare, senza dirci nulla, e funzionava. Al secondo un mio harmonium elettrico ha preso praticamente fuoco. Le premesse dunque erano perfette. Per un anno e passa non abbiamo fatto altro che improvvisare come dei pazzi. Poi, con l’idea di uscire dalla sala, abbiamo messo in piedi un repertorio strutturato che abbiamo suonato in un paio di live a nome Z.Off. Poi abbiamo chiamato Rodolfo e da lì sono nati Iran.

Uno dei punti di forza di ‘Aemilia’ è sicuramente il suo suono unico, tanto che nella recensione abbiamo evitato qualsiasi riferimento musicale. In termini di produzione però quali erano i vostri obiettivi? 
Ci interessava avere un suono ruvido e selvatico come quello degli Oneida, strabordante fuzz come certi Soft Machine, psichedelico, acido, ambientale, etnico in maniera folle come sono i Sun City Girls.

Dove si sono svolte le registrazioni? È stato un processo complicato?
Al Bunker Studio di Rubiera, tra Reggio e Modena, per una settimana circa.

Provate a recensire ‘Qom’ e ‘Magnitogorsk’ per i nostri lettori…
‘Qom’ è una città dell’Iran (tutti i nostri pezzi hanno nomi di città) che è stata rasa al suolo da un terremoto. Il pezzo prova ad essere proprio una scossa di terremoto, uno sciame ritmico. ‘Magnitogorsk’ invece è una ridente località russa, una città mineraria; il titolo però nasce dall’incontro con un personaggio fantastico, un artista romagnolo pazzo che abbiamo conosciuto ad un concerto. Lo definirei un prototipo di ambient-core.

Come nascono le vostre canzoni? Seguite delle regole precise per il songwriting?
I pezzi del disco sono nati da improvvisazioni o da minime cellule melodiche o ritmiche su cui poi abbiamo lavorato fino allo sfinimento in sala.

La fotografia di Adriano Zanni in copertina è davvero suggestiva. Personalmente cosa vi fa pensare?
Al fatto che siamo poca cosa, che polvere siamo e polvere torneremo.

Volete darci qualche dettaglio in più sulle collaborazioni dell’album? Come sono avvenute? I musicisti vi hanno raggiunto in studio o hanno inviato le loro parti tramite internet?
Con Alessandro Cartolari (Masche, Anatrofobia) siamo amici da una vita e quindi gli ho chiesto di dare un contributo col sax baritono che abbiamo poi editato per ‘Qom’; Francesco Massaro è uno dei più interessanti musicisti in ambito jazz & dintorni in Italia, l’ho conosciuto dopo avere recensito un suo disco (sono giornalista musicale per diverse testate) e da lì è nata una collaborazione che ha già dato e darà frutti.

Come è nato il contatto con Aagoo Records? Quali sono i dischi in catalogo che vi piacciono di più?
Rodolfo, il nostro ex batterista (ora alla batteria siede Roberto Rettura, fonico dello Studio Spaziale di Bologna) suona nei Lourdes Rebels, che hanno pubblicato due dischi con Aagoo Records. Da lì il contatto. Mi piacciono gli Inutili, che oltre a fare bella musica hanno un nome fantastico.

Come intendete trasportare dal vivo il progetto una volta che sarà di nuovo possibile?
Non sono molto ottimista sulla possibilità in tempi brevi di tornare a suonare dal vivo, soprattutto nei circuiti che frequentiamo noi, che già erano spesso faticosamente sulla linea di galleggiamento. Vediamo cosa sopravviverà a questa ondata. Il disco comunque suona molto articolato, abbiamo lavorato davvero tanto sia in studio che in fase di produzione. I live pre-Covid comunque avevano un impatto in generale più rock rispetto all’album.

State già lavorando a nuove canzoni? In quale direzione sonora si svilupperà Iran? 
La pandemia ci ha tagliato le gambe: eravamo proprio nella fase vulcanica di esplosione di nuove idee con improvvisazioni selvagge in sala, non avevamo ancora fissato materiale nuovo. Comunque l’unica direzione per quanto mi riguarda è non avere una direzione; nessuna preclusione verso nessun genere, siamo totalmente onnivori e aperti.

Quali sono i dischi post-rock più interessanti che avete ascoltato di recente?
Non ti saprei dire sinceramente, la definizione di post-rock mi convince poco e non credo comunque ci rappresenti molto: per quanto ci riguarda preferisco quella di aytollah-core, che non significa nulla, come del resto post-rock, se ci pensi, a meno che non ci si fermi al carattere strumentale dei pezzi. Comunque nell’ambito della musica strumentale devo dire che negli ultimi anni trovo che Širom, dalla Slovenia, siano senz’altro il gruppo più luminoso ed interessante.

(parole di Nazim Comunale)

Iran
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Discography
Aemilia - 2020
Persis - 2021