-Core
Cinder Well
USA
Pubblicato il 22/08/2020 da Lorenzo Becciani

Come ti sei imbattuta nella musica?
Sono cresciuta ascoltando i dischi dei miei genitori ovvero le migliori cose di Joni Mitchell, Bob Dylan, Neil Young e parecchio dei Grateful Dead. Quando frequentavo l’high school ho iniziato a suonare da autodidatta la chitarra di mio padre e ho scritto le mie prime canzoni insieme agli amici. Mi sono trasferita a Santa Cruz dove ho incontrato tanti musicisti della scena DIY punk e anarchica. Ho fatto parte di diverse band, suonato a casa della gente e nei centri sociali, e questo mi ha portato a girare in tour in Europa con i Blackbird Raum e, in seguito, visitare l’Irlanda.

Quali sono le memorie musicali a cui sei più legata?
Tante notti trascorse in sessioni nel pub di Ennis, dove le canzoni sembravano volare. Notti in cui non puoi prevedere cosa succederà e che diventano eccezionali grazie alla musica. Quello che chiamano “craic”. É come se l’intero pub si muovesse insieme. Mi mancano quelle notti..

Sei influenzata da qualche vecchio disco in particolare?
Uno dei miei album preferiti è ‘Green Rocky Road’ di Karen Dalton. É un tape di sole due tracce, registrato a casa sua. Amo ‘Blue’ di Joni Mitchell e ‘Harvers Moon’ di Neil Young. C’è tanta musica che amo ma questi classici spiccano nei miei ascolti.

Per favore dacci qualche dettaglio in più sulle band in cui hai militato quando eri ancora in California..
Quando vivevo a Santa Cruz ero in una band chiamata Gembrokers. Oltre a me c’erano altre due ragazze con tante armonie a tre voci e pezzi originali. Nel 2012 mi sono unita ai Blackbird Raum, una folk-punk band già piuttosto popolare, e con loro ho cominciato ad andare in tour sia negli Stati Uniti che in Europa.

Perché ti sei trasferita in Irlanda?
Quando ero in tour con i Blackbird Raum abbiamo suonato all’Anarcho-Folk Fest 2013 con i Lankum. Dopo il tour sono tornata in Irlanda a trovarli e questo mi ha portato a suonare tante volte nei pub. Mi sono innamorata della scena musicale tradizionale di queste parti e ho cominciato a suonare il violino. A quel punto ho cercato di imparare la musica irlandese con il violino.

Cosa ti ha affascinato così tanto della cultura irlandese?
È la musica che mi ha trascinato – è un’esperienza collettiva, ricca di ritornelli, canzoni e storie. Le sessioni nei pub mi hanno ricordato i vecchi tempi e le jam folk in cui mi ero trovata da giovane. C’è così tanta profondità nella musica tradizionale e lo stile col violino è lirico, espressivo, complesso e bellissimo.

Qual è il concept di ‘No Summer’?
Il mio obiettivo era catturare le sensazioni e le atmosfere di dove vivo. É una raccolta di storie, alcune immaginate, alcune mie ed alcune prese in prestito da altri. In termini più pratici, ho voluto scrivere un album che mostrasse al meglio il mio sound dal vivo, visto che spesso suono da sola o accompagnata da archi.

Quando hai cominciato a comporre il nuovo materiale? È stato un processo difficile?
Ho scritto l’album in diversi anni ma l’ho compilato in una visita di tre mesi negli Stati Uniti, tra l’autunno e l’inverno del 2018. E’ stato davvero bello, un processo focalizzato in cui sono riuscita ad allinearmi con il feeling dell’album e inserire solo quello che volevo e togliere quello che non andava bene. Il momento più eccitante è stato durante la registrazione di ‘Our Lady’s’. Ho parlato con Mae Kessler e Marit Schmidt, rispettivamente violino e viola, del concept della lunga parte strumentale. L’idea era che gli archi apparissero come due figure spettrali, che si muovono in una stanza vuota senza sapere l’una dell’esistenza dell’altra. Hanno registrato le loro parti in una sola take senza aver pianificato nulla. È stato tutto così arioso e perfetto.

Cosa volevi ottenere in termini di produzione?
Volevo una produzione più chiara. focalizzata ed improntata su di me.

Quali sono le tue referenze musicali più importanti?
La musica con cui sono cresciuta ha avuto un ruolo importante per il mio songwriting ma adesso sono molto legata alla musica tradizionale irlandese e ciò ha influenzato il mio concetto di melodia. Non ascolto metal e doom con regolarità, ascolto soprattutto musica per violino degli anni settanta, ma la pesantezza e la lenta combustione di tale musica ha avuto un impatto su di me.

Sembra che ti piacce anche la musica degli Appalachi. Hai preso ispirazione anche dalla cultura celtica e vichinga?
Mi piace la musica, anche perché le radici sono inglesi ed irlandesi. Credo che sia affascinante vedere come certe canzoni siano state trasformate dai neri americani, dagli indiani e dai colonizzatori europei. È sorprendente vedere anche come queste canzoni vengano suonate ancora così tanto in tutto il mondo.

Che ruolo svolge la religione nella tua arte?
Non sono una persona religiosa ma sono cresciuta in una famiglia ebrea e spesso esploro il tema dell’eredità culturale nella mia opera. ‘No Summer’ è anche legato al tema dell’alienazione che nasce per una persona ebra che vive in un luogo di predominanza cattolica.

Qual è stata la tua estate più bella? Ce la racconti?
Sono stata in tour tutte le estati dal 2012 ad oggi. Purtroppo questa è la prima estate in cui non ho potuto fare niente. Ogni tour è stato divertente e folle. Durante il primo tour che feci in Europa, sette anni fa, suonai ogni sera sia con le Gembrokers che con i Blackbird Raum. Avevo ventitre anni e vedere il circuito squat europeo mi ha elettrizzata. Ogni sera conoscevo un sacco di persone e questo ha trasformato il mio modo di vedere la musica, la comunità ed il mondo intero. Oltre a spingermi a continuare a fare musica.

Sei mai stata in Italia?
Sì, abbiamo suonato con I Blackbird Raum al Tera Salvaria Festival nel 2015. Inoltre sono stata in Toscana a visitare degli amici di famiglia. La adoro.

(parole di Amelia Baker)

Cinder Well
From USA

Discography
Cinder Well - 2015
The Unconscious Echo - 2018
No Summer - 2020