-Core
The Tangent
UK
Pubblicato il 11/04/2008 da Lorenzo Becciani

Immagino che la genesi di "Not As Good As The Book" non sia stata molto semplice. Quali sono le prime sensazioni adesso che l"album è pronto ?
Sono davvero emozionato e felice. Quest"album rappresenta molto per me come musicista e persona. "Not As Good As The Book" ha a che vedere con quello che ho sempre voluto suonare ma anche con la mia vita, il mio passaggio su questa terra e le crisi di mezza età. Ogni disco dei Tangent nella mia mente deve superare il precedente e  rappresentare un"evoluzione ma era difficile per tutti noi pensare a qualcosa di più ambizioso di  "A Place In The Queue". Ci siamo quindi lasciati guidare dall"istinto e nel corso del processo di realizzazione dell"album sono cambiate mille cose, tutte importanti e decisive perché "Not As Good As The Book" suonasse in questo modo.
Cosa ti ha ispirato a scrivere la storia ?
L"idea è nata quasi per caso. Una sera che non avevo da fare mi sono messo davanti al pc con l"intenzione di scrivere dei testi per future canzoni. A poco a poco la storia si è sviluppata e quando ho capito che poteva funzionare si è materializzata la possibilità di fumettarla. Puoi raccontare una storia in tanti modi e io ho scelto questo. Per farlo mi sono affidato a un illustratore giovane ma preparato come Antoine Ettori che ha fatto un lavoro a mio avviso stupefacente.
Secondo te è la musica che completa il libro o è compito delle immagini completare la musica ?
Quando è nata l"idea della storia le canzoni erano quasi tutte pronte. Mancavano solo dei dettagli e quindi la musica è venuta prima. Non è stato semplice adattare le parti del racconto alle varie sezioni strumentali e ci sono stati momenti in cui faticavo a vedere la fine ma adesso che ho la possibilità di avere nelle mani il lavoro ultimato credo che non potessimo davvero fare di meglio. Volevamo fare un passo avanti e rischiare qualcosa di più rispetto al passato e penso proprio che  l"obiettivo sia stato raggiunto.
Personalmente ho trovato notevole l"apporto di Jakko Jakszyk..
Gran parte delle chitarre sono suonate da lui anche se le canzoni sono state scritte da me. Sono d"accordo con te che Jakko ha fatto un lavoro eccezionale e contribuito ad allargare non poco i nostri orizzonti. Ha una tecnica formidabile e il potermi fidare ciecamente di lui mi ha permesso di concentarmi sulle parti vocali e sulle tastiere. Questo è uno dei motivi per cui anche a livello di produzione puoi percepire ogni singolo strumento al massimo delle sue possibilità. Non ci sono stati stavolta pesi da calibrare o errori da nascondere.
Rispetto al precedente "A Place In The Queue" desideri sottolineare altri cambiamenti ?
"Not As Good As The Book" è un disco forse più rock, più heavy, con un maggiore numero di chitarre. Più orientato verso i Porcupine Tree se vuoi. "A Place In The Queue" era una sorta di tributo agli Yes e a quei dischi che hanno segnato la mia infanzia mentre in questo caso il songwriting non ha avuto limiti e si è concesso numerose variazioni sul tema. E" per questo che il disco suona più moderno e affabile, prodotto in modo migliore e ricco di sfumature. Anche la scelta di pubblicare un doppio album è stata in controtendenza rispetto a due anni fa ma ci siamo trovati tra le mani talmente tanto materiale che non potevamo comportarci diversamente. Tra l"altro le due facciate sono quasi in contrapposizione tra loro. La prima è composta di brani più brevi e vicini alla classica struttura di canzone sebbene si supera quasi sempre i sette minuti. La seconda è invece più impegnativa e contraddistinta da due pezzi solamente nei quali puoi trovare un po" di tutto quello che ci appartiene musicalmente insieme a riflessioni personali e sperimentazioni.
Immagino che il fatto di essere una band internazionale comporti dei problemi a livello compositivo..
"Not As Good As The Book" è stato scritto nel mio studio personale e registrato in Svezia, Francia e Inghilterra. E" chiaro che non possiamo essere tutti insieme allo stesso momento per periodi più lunghi di qualche settimana. Spesso poi i nostri impegni si intrecciano rendendo impossibile anche il più banale dei ritrovi. In questo internet è di grande aiuto perché ci permette di ascoltare insieme e in diretta certe parti, commentarle e decidere cosa cambiare e come farlo. Credo che la distanza che intercorre tra i vari membri finisca in un modo o nell"altro per rendere più fredde e meno live le composizioni e per questo mi sforzo tantissimo di infondere passione al songwriting. Il mio obiettivo è quello di pubblicare dischi che risultino interessanti anche tra trent"anni come quelli degli Yes o dei King Crimson
Di cosa parla "Sale Of Two Souls" ?
E" un pezzo molto nostalgico con dei suoni che ricordano un po" i Van Der Graaf Generator. Scriverlo è stato come tornare a casa nel 1973 quando ricevetti in regalo il mio primo disco. Era proprio il vinile di "The Least We Can Do Is Wave To Each Other" e da quel momento il suono della chitarra di Peter Hammill non è mai uscito dalla mia testa.
Com"è possibile "perdersi a Londra 25 anni dopo" ?
Con la musica tutto è possibile. La canzone è una riflessione sulla mia adolescenza e su cosa significhi rivedere certi quartieri ora che sono più vecchio e ho un"altra prospettiva della vita. Quando ero quattordicenne giravo per Londra con in mente solo il sesso e le ragazze eh eh..
Quali sono le tue influenze principali ?
Credo si capisca che sono un grande appassionato di prog rock. I Flower Kings sono un gruppo fantastico e non finirò mai di complimentarmi con loro per quello che hanno pubblicato in passato e continuano a pubblicare oggi. Mi piacciono moltissimo anche i Porcupine Tree che reputo i migliori in questo momento. I dischi che ho ascoltato maggiormente nell"ultimo periodo sono quelli di Radiohead e Ritual ma amo molto anche l"elettronica. Realtà del passato come Tangerine Dream e Klaus Schultze ma anche i francesi Saint Germain che sfociano nel jazz. Sono anche un grande estimatore di una band italiana La Torre Dell’Alchimista.
Pensi ancora che la musica sia destinata a morire da sola ?
Quando abbiamo pubblicato "The Music That Died Alone" i connotati erano decisamente pessimisti anche perché non avevamo ancora un"idea precisa di quello che sarebbero divenuti poi i Tangent e quindi fu più una sorta di contributo allargato da parte di musicisti appartenenti a realtà differenti. Le riflessioni di allora sono ancora però attuali se pensi che negli anni settanta le radio passavano grande musica e adesso la BBC  si sogna di programmare pezzi prog..
Avremo la possibilità di vedervi dal vivo questa volta..
Ecco questo è il mio più grande rammarico riguardo alla band. Abbiamo suonato molto poco dal vivo perché  abbiamo sempre dovuto aspettare che qualcuno si liberasse da altri progetti. Anche stavolta il gruppo andrà in scena in edizione ridotta ma saremo in tour per alcune date con Ritual e Beardfish che stimo molto. Con me ci saranno sicuramente Jonas Reingold e Jaime Salazar. Stiamo cercando di trovare il modo di avere Guy Manning per qualche data e poi avremo un ospite a sorpresa.

(parole di Andy Tillison)

The Tangent
From UK

Discography
The Music That Died Alone (2003)
The World That We Drive Through (2004)
A Place in the Queue (2006)
Not as Good as the Book (2008)
Down and Out in Paris and London (2009)
A Place On The Shelf (2010)
COMM (2011)
Le Sacre du Travail (2013)
A Spark in the Aether (2015)
The Slow Rust of Forgotten Machinery (2017)
Proxy (2018)
Auto Reconnaissance (2020)