-Core
King Of The Opera
Italia
Pubblicato il 10/04/2020 da Lorenzo Becciani

Perché ‘Nowhere Blues’?
Molte canzoni di ‘Nowhere Blues’ sono vecchie idee, originariamente composte in acustico e riadattate per un progetto più obliquo ed elettronico come questo. Tra queste c’era appunto la title-track che già nella prima versione aveva un carattere ambiguo e misterioso nonostante il mio tentativo di scrivere un blues in minore abbastanza classico. Non essendo riuscito nell’intento ho deciso che quella specie di fantasma blues non appartenesse ad un luogo fisico ma a un mondo lontano che forse nemmeno esiste Il titolo con cui lo avevo salvato sul mio registratore portatile era perfetto.

Quanto è stato difficile iniziare un nuovo processo compositivo dopo ‘Driftwood’ e ‘Pangos Sessions’? Quali obiettivi ti eri dato?
Il momento chiave è stata una lunga chiacchierata con Paolo Mauri nel suo appartamento a Firenze mentre ascoltavamo i demo acustici di “Nowhere Blues”. È stato lui a suggerirmi di affrontare le nuove canzoni con uno spirito diverso, non legato a schemi cantautorali classici e di considerare il processo compositivo in maniera più libera e creativa. Così ho messo da parte le mie certezze e ho iniziato a smontare ogni singolo brano e ricomporlo in maniera del tutto differente utilizzando tecniche e strumenti a cui non ero avvezzo. È stato molto stimolante, sono contento di aver accettato questa sfida.

A livello di produzione, l’evoluzione è stata eccezionale. Come hai ottenuto certi suoni? Il rapporto con l’elettronica è mutato negli ultimi anni?
Ho sempre avuto familiarità, a livello di ascolti, con un certo tipo di sonorità ma fino ad oggi non avevo trovato il coraggio di esplorarli personalmente. Diciamo che la difficoltà non era quella di metabolizzare quei suoni ma proprio di ricrearli concretamente. Per fortuna Alessio Gorgeri, che ha prodotto il disco insieme a me e si è occupato delle faccende tecniche, ha reso tutto più semplice.

È stato un processo complicato? Qual è stato il momento più difficile?
Più che complicato direi elaborato, non avevo mai utilizzato questo approccio prima di ‘Nowhere Blues’ e chiaramente ho impiegato più del dovuto a chiudere il lavoro proprio perché ho imparato mentre stavo registrando. Il momento difficile semmai è adesso, visto che non possiamo portarlo in giro dal vivo.

Come è nata la collaborazione con gli /handlogic?
Li ho conosciuti dopo la loro vittoria al Rock Contest del 2016, mi hanno impressionato subito fin dal primo ascolto e quando ho deciso di riprendere in mano ‘Places’ per il nuovo disco ho pensato a loro. Avevo scritto quel pezzo più di dieci anni fa ma non gli avevo trovato ancora la giusta dimensione a livello di arrangiamento, così ho mandato una traccia di chitarra e voce agli /handlogic chiedendo di sviluppare una base musicale in massima libertà e loro ovviamente non hanno deluso le mie aspettative. Non era facile visto che a quella canzone tengo moltissimo.

Prova a recensire ‘I’m In Love’ e ‘The Final Scene’ per i nostri lettori…
All’interno del disco stanno esattamente agli antipodi, se ‘I’m in Love’ è il pezzo che, con tutti i suoi riferimenti sixties, ricorda maggiormente le prime cose che ho prodotto a nome Samuel Katarro (soprattutto per ‘The Halfduck Mystery’), ‘The Final Scene’ è praticamente IDM, la considero un incrocio tra LCD Soundsystem e Four Tet, due dei nomi che ho ascoltato di più negli ultimi anni. Sinceramente nemmeno io pensavo di riuscire a spingermi così lontano dal mio passato musicale ma è proprio questo il bello di fare musica in un certo modo, accogliere la novità, l’imprevisto.

Nel complesso c’è un messaggio specifico dietro alle liriche? Vuoi trasmettere qualcosa in particolare?
A volte, quando la base musicale è particolarmente densa, uso le parole solo per sottolineare ciò che mi suggerisce la musica stessa quindi le liriche rimangono piuttosto vaghe ma “efficienti” per il risultato complessivo. Altre volte come nel caso di ‘I’m in Love’, ‘Find Me’, ‘Places’ e soprattutto ‘Nothing Outstanding’ sono estremamente confidenziale e sincero, sono contento quando ciò accade.

‘Nowhere Blues’ ha un profilo decisamente più internazionale rispetto a tutti i tuoi lavori precedenti. L’intenzione è quella di promuoverlo all’estero oppure il mercato italiano è sempre il primo riferimento?
Molte persone mi hanno suggerito di proporlo nel mercato nordeuropeo ma non è semplice riuscirci quando non hai contatti diretti o una label di spicco a livello internazionale. Penso che comunque sia una buona idea e che valga la pena di insistere.

Cosa dobbiamo attenderci dai prossimi concerti? La scaletta verterà solo sull’ultimo album?
Sì, abbiamo riarrangiato l’intero disco per poterlo suonare in trio (con Andrea Carboni e Elia Ciuffini) e il set ufficiale comprende soltanto le canzoni di ‘Nowhere Blues’, forse prenderemo in considerazione l’idea di integrarlo con uno o due pezzi dai dischi precedenti.

Novità sulle collaborazioni con Ocean Bells, Flame Parade e Verdiana Raw? Ne hai altre in vista?
Il disco degli Ocean Bells è pronto da parecchio ormai, decideremo cosa farne appena Lorenzo tornerà dal giro del mondo in barca a vela, se tutto va bene, a marzo 2021. I Flame Parade hanno pubblicato da poco il loro secondo album mentre Verdiana aveva già iniziato a produrre il suo nuovo lavoro prima che il virus interrompesse tutto. Attualmente sono impegnato nella pre-produzione del disco delle Darmabams, una giovane band di ragazze toscane, in attesa di poterle incontrare di nuovo per concludere il lavoro. Non è semplice.

(parole di Alberto Mariotti)

King Of The Opera
From Italia

Discography
Nothing Outstanding (2012)
Driftwood (2014)
Pangos Sessions (2016)
Nowhere Blues (2020)