-Core
Killin Baudelaire
Italia
Pubblicato il 03/03/2020 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto congratulazioni! Il disco è una bomba e segna un’evoluzione importante rispetto al mini. Quando avete cominciato a comporre le nuove tracce? Avevate fin da subito una visione chiara in testa?
Helly: Grazie, ci fa piacere che sia emersa l’evoluzione che ci ha accompagnate in questo lungo processo! La composizione del disco è iniziata circa 3 anni fa, quando eravamo in pista ancora con la precedente formazione. Con l’ingresso di Alice e e poi mio, la direzione musicale ha preso una nuova piega: la nostra sessione ritmica si porta alle spalle un background ed esperienza nel metal anche estremi! Infatti diversi pezzi nati in precedenza sono diventati più aggressivi mentre altri invece sono stati poi concepiti proprio su un’idea metal. Quindi possiamo dire che il nostro disco è un mix di varie influenze come il rock, l’hardcore, il punk, il metalcore. É stata un lavoro in continua mutazione e maturato con il tempo, fino diventare il risultato attuale, di cui siamo molto fiere.

Il cambio di line-up è stato sofferto?
Nixe: Ogni cambiamento, ogni trapasso, è doloroso. Ci sono momenti di crisi che spesso non sono facili da affrontare, soprattutto quando ci si rende con che si hanno obiettivi diversi. Perciò sì, quando l’impegno che si è investito incontra divergenze di vario tipo, il sentimento che ne scaturisce è la delusione, e può far male (ad alcuni di più, ad altri meno). Ma non è mai bello. Tuttavia, dopo una separazione arriva sempre una novità, un nuova occasione. E da lì si riparte in quarta, abbiamo sempre fatto così, concentrandoci il più possibile sui nostri obiettivi.

Baudelaire è il poeta maledetto per eccellenza. Cosa vi ha spinto a fargli del male?
Nixe: Il suo continuo lagnarsi e parlare di seni flaccidi. Un po’ di vita, suvvia!

Qual è il pezzo di ‘Vertical Horizon’ che ha guidato la creazione del resto del materiale?
Cleo: Penso non ci sia un pezzo specifico che poi ha guidato tutti gli altri, perché tutte le canzoni sono abbastanza diverse tra di loro. Forse abbiamo trovato una quadra dopo “Still Burning”, capendo di poter fare anche cose un po’ più pesanti, soprattutto dopo l’arrivo di Helly alla batteria.

Come nascono i vostri pezzi? Componente insieme o separate?
Nixe: Il nostro modo di comporre è abbastanza vario, non seguiamo una linea predefinita. Molto spesso, si parte da un’idea di qualcuna e la si rielabora... Solitamente il testo viene dopo! Ad esempio, una volta stesa la base strumentale, Cleo disegna una linea vocale utilizzando parole a caso, che poi vengono riscritte e reinterpretate in base al mood della neonata canzone (ad esempio “Blind Fate”). Ma è anche successo che ci fosse una linea vocale già pronta, con testo già scritto, su cui si è poi andati a lavorare sull’arrangiamento (è il caso della nostra ballad “Building Ends”).

In termini di produzione e mixaggio cosa volevate ottenere? Quali sono le differenze sostanziali rispetto all’EP?
Cleo: sicuramente un suono più completo e aggressivo. Abbiamo aggiunto delle parti elettroniche che nell’EP non c’erano, molte parti in scream e anche qualche breakdown. Le differenze con l’EP sono vastissime, abbiamo proprio cambiato tutto: dai componenti al genere. Di conseguenza, anche il suono doveva necessariamente cambiare. Abbiamo cercato di discostarci un po’ dai suono più “hard rock” per cercare modernità, ispirandoci ad alcune nuove uscite metalcore.

Quali sono le tematiche principali dei testi? Quanto è importante per voi trasmettere un messaggio a chi ascolta?
Cleo: Io credo che a noi interessi raccontare all’ascoltatore le nostre esperienze. Un paio di testi sono autoreferenziali, altri invece raccontano l’amore (un amore generico, non per forza romantico) con una forte nota malinconica e un desiderio di rivalsa che nei nostri testi sembra lontana. Infatti il tutto è più un “devo lavorare per migliorarmi” piuttosto che “sono migliorata”.

Nello specifico cosa intendete con “He came here for me down, he’s taking on me now but didn’t foresee. I was doomed to be waiting, he came here for me down, he’s taking on me but the prophet you see would be speaking of fading”?
Nixe: Un po’ sospettavo che prima o poi sarebbe arrivata una domanda del genere. E non mi sorprendo neanche molto, considerando che “Vertical Horizon”, la canzone che fa da title-track, ha un testo veramente criptico. Personalmente, è il mio testo di cui sono pù orgogliosa, ha una carica emotiva enorme. Premetto dicendo che non amo l’idea di spiegare un testo nella sua interezza, perchè ritengo fondamentale per l’ascoltatore dare un’interpretazione personale sulla base delle proprie esperienze e delle proprie emozioni. Diciamo che il testo è costruito su tre piani differenti (uno mitologico/letterario - il mito di Orfeo ed Euridice -, uno psicologico e uno strettamente personale), ognuno con il suo significato, ma tutti e tre si concentrano sull’idea di elevazione, di rinascita e di salvezza.

Ci sono delle band italiane con cui avete legato in maniera particolare?
Alice Lane: Una delle band con cui abbiamo legato molto, e con cui presto ri-condivideremo il palco, sono i giovanissimi e immensamente bravi Toliman. Oltre a loro, per noi è stato davvero un piacere condividere il palco con Methedras, Avelion e Kismet, con i quali abbiamo instaurato un ottimo rapporto interpersonale.

In Italia avete già ottenuto degli ottimi risultati ma immagino che le vostre mire siano soprattutto rivolte al mercato estero. Cosa avete in programma in tal senso?
Alice Lane: Esattamente, siamo consapevoli del fatto che la nostra musica possa avere un riscontro maggiore all’estero piuttosto che in Italia; proprio per questo motivo speriamo di annunciare presto uno o più tour in Europa e nel resto del mondo. Al momento oltre alla nostra booking agency italiana, abbiamo un promoter che opera nelle aree Benelux e Francia. Avere persone che aiutano la promozione della nostra musica nei vari paesi rende tutto molto più semplice.

Qual è stato fino adesso il vostro concerto più esaltante?
Alice Lane: Penso di poter rispondere a nome di tutte, dicendo il live al Nova Rock Festival 2018.
Partendo dal fatto che il Nova Rock è uno dei migliori festival europei, farne parte è stato davvero entusiasmante, abbiamo fatto parte di un bill che vedeva come headliner: Avenged Sevenfold, Billy Idol, The Prodigy e Marilyn Manson. Ma al di là dei grandi nomi, il live stesso è stato carico di energia positiva, il pubblico era veramente partecipe e caloroso. Gente che ballava e si dimenava per tutto il tempo e noi sul palco felici di tutto questo. Abbiamo ricevuto davvero un’accoglienza inaspettata e speriamo di tornarci molto molto presto!

Avete girato il video di ‘Don’t Give a F**k’ col grande Tommy Antonini, già apprezzato per i suoi lavori con Platonick Dive, Danien & Theo e Nashley. Dove si sono svolte le riprese? Qualche aneddoto divertente dell’esperienza?
Helly: Le riprese si sono svolte in una fidata officina di Desio. Per partire con lo spirito giusto abbiamo iniziato a scaldarci bevendo un pochino di vino già dalla mattina; si gelava dal freddo sia fuori che dentro l’edificio! Le ore passavano e noi ci siamo prese così bene nel personificare il ruolo di meccaniche, che il proprietario alla fine delle riprese ci ha proposto di assumerci! Il punto è che eravamo un po’ su di giri, perché in realtà lui intendeva assumerci per fargli le pulizie... che smacco! Alla fine la serata si era conclusa con un brindisi collettivo per il gran bel lavoro svolto, ma anche con una pacca sulle nostre spalle, perché come meccaniche non eravamo andate davvero proprio bene!

Dove acquistate i vostri vestiti? Quanto è importante il look per voi?
Helly: A volte facciamo acquisti in internet su siti di brand alternativi, in quando in Italia è molto difficile reperire determinati capi. Ma rimaniamo attaccate al prodotto made in Italy e i brand cult italiani che a livello qualitativo sono il top. Uno di questi, che ci rappresenta in pieno, è “Absinthe Culture”, marchio veneto di giacche e scarpe di pelle, tempestate di borchie. Il prodotto è eccezionale e siamo felicissime di avere una collaborazione con loro. Per un artista il look è parte integrante del proprio lavoro e anche per noi è un aspetto importante anche se per ora non ci interessa proporre dei look stravaganti, in quanto per la musica che facciamo ci sentiamo più coerenti con un look sobrio e semplice che possa mettere in luce le persone che siamo davvero senza mascherarci. Detto questo abbiamo scoperto di avere un fetish per il trucco nero al collo e un’altra cosa che non si può dire!

Killin Baudelaire
From Italia

Discography
It Tastes Like Sugar (2016)
Vertical Horizon (2020)