-Core
Karma Shock
Italia
Pubblicato il 18/12/2019 da Lorenzo Becciani

Com’è nato il progetto? Avete avuto fin da subito una visione sonora precisa?
Il progetto nasce da una serie di improvvisazioni, ci conosciamo da tanto tempo e gli ascolti sono sempre stati molto simili. I primi semi del progetto li abbiamo piantati sia nei box in cui passavamo il tempo suonando che in casa lasciandoci andare tra chiacchiere e musica.

Qual è il vostro background musicale? Parlateci dei vostri progetti precedenti e delle vostre influenze maggiori..
Piero nasce come DJ negli anni '90, appassionato ai vinili e alla musica elettronica (Underground, Techno, Minimal Techno), prende successivamente parte a progetti che gravitavano tra la psichedelia e il pop rock elettronico. Col tempo ha poi incanalato la passione per i sintetizzatori e drum machine verso il synth pop e la darkwave. Antonio (basso) ha sempre suonato in ambito post punk e new wave collaborando con diversi progetti, ha suonato per diverso tempo con gli Almost An Addiction per poi trovare la giusta dimensione musicale nei Karma Shock.

Come siete entrati in contatto con Atmosphere Records? Il disco era già pronto quando avete siglato l’accordo?
Il disco era già pronto, abbiamo dedicato tempo ed energie alla produzione dei brani per avere un risultato che fosse il più possibile vicino a quello che avevamo in mente. Siamo entrati in contatto con Giuseppe Taibi (Two Moons e European Ghost) che ci ha curato il mastering e Giuseppe Lo Bue (Caron Dimonio) di Atmosphere con i quali si è creato subito un bel legame, quest'ultimo ha manifestato interesse verso il nostro lavoro ed entrare a far parte del roster dell'etichetta bolognese è stato un passaggio naturale.

Dove avete registrato l’album? Quale produzione avevate in mente?
L'album è stato registrato nello studio personale di Piero avendo come riferimento musicale essenzialmente i nostri ascolti, ovvero da Boy Harsher a Tr/St, dai Joy Division e Sisters of Mercy ai Depeche Mode.

Potete svelarci la tipologia di strumentazione che avete utilizzato in studio?
Abbiamo utilizzato diversi sintetizzatori sia virtuali che analogici, cercando di ottenere dagli strumenti il più possibile quel carattere 80's che avevamo in mente. Tra Minilogue, Microkorg, Triton, Prophet per i synth e Precision e Stingray per i bassi abbiamo cercato di spaziare tra i suoni mantenendo una omogeneità di fondo e incastrando le varie timbriche e personalità.

E’ poi la stessa che portate dal vivo? Che tipo di show dobbiamo attenderci?
E' grossomodo la stessa, cerchiamo di avere un set agile ed essenziale per rendere i pezzi più vicini possibile al disco in studio. Lo show che portiamo dal vivo vuole mantenere lo stesso carattere del disco unendo le due anime da dancefloor darkwave e scuro live post punk/industrial.

C’è un pezzo chiave in ‘Human Landscape’ o comunque un pezzo che, una volta completato, ha guidato il resto del processo?
‘The Pain’ è il primo pezzo realizzato ma quello che ha dato la spinta maggiore all'album è sicuramente ‘My Secret World’. Questo è il brano in cui abbiamo capito la direzione reale che stava prendendo il nostro progetto e in che maniera stavano ibridandosi le visioni della musica che avevamo.

Provate a recensire ‘The Pain’ e ‘Dance With Myself’ per i nostri lettori..
‘The Pain’ è un percorso attraverso il dolore, l’amore e la dipendenza. The Addiction, citando un film di Ferrara, che in questo caso non è dipendenza da eroina come nel film ma dall’altra persona, dall’amore e dalle relative derive tossiche che poco hanno a che fare con il sentimento. ‘Dance With Myself’ è uno sfogo nervoso, la caduta dell’individuo nel suo “black hole”. Musicalmente i due pezzi hanno richiami post punk ed ebm ma fanno emergere, specie nel cantato, la passione di entrambi per la nuova synthwave 80’s alla Tr/st e Boy Harsher.

A livello lirico a cosa vi ispirate? La copertina è legata ad un testo o un pezzo in particolare?
I testi vengono realizzati dapprima cercandone il suono e poi cucendo su di esso il testo secondo la tecnica del cutting, un pò alla maniera beat vengono accostate e unite frasi legate più a delle immagini che ad un testo vero e proprio. La copertina rappresenta bene tutto l’album, potremmo dire che fa da collante a tutti i pezzi.

Chi ha realizzato la copertina? Perché il seno della ragazza viene coperto?
La copertina è stata realizzata da un’amica artista presente su Instagram come Creepy Karabin. Abbiamo pensato che rappresentasse bene l’idea dell’album e i suoi pezzi. L’opera è stata concepita già “censurata” e a nostro avviso porta alla mente una dualità tra uomo e macchina che soffoca gli istinti più viscerali. Un pò come quell’episodio di Marcia Nuziale di Marco Ferreri in cui la gente si sposa con dei manichini al fine di vivere felicemente la propria relazione ma alla fine il protagonista viene attratto da un modello di bambola più moderna e finisce per far piangere, sola, la propria moglie-manichino.

Vi sentite una band italiana? C’è una scena elettronica di valore dalle nostre parti?
Ci sentiamo una band italiana per quanto sia innegabile che i riferimenti musicali siano internazionali. Non è una cosa cercata però, la musica è istinto e suoniamo quello che ci piace ascoltare. O almeno ci proviamo. Noi veniamo da Bari e viviamo tra Milano e la Romagna, crediamo che ci siano un sacco di band valide da nord e sud nel nostro genere. Piuttosto, quelle che mancano, a volte, sono le possibilità di poter portare in giro il nostro genere nel nostro paese.

Karma Shock
From Italia

Discography
Human Landscape - 2019