-Core
aYia
Islanda
Pubblicato il 28/11/2019 da Lorenzo Becciani

Come si è sviluppato il progetto?
In realtà dovevo fare un sci-fi cowboy album. Un album così segreto che non è mai uscito. Questo ci ha portato a scrivere musica elettronica. In quel momento stato scrivendo musica anche con un altro mio amico. L’idea di combinare le cose è stata spontanea. Quando abbiamo cominciato a scrivere musica pensando a chi avrebbe potuto ascoltarla, è nata un’entità. Una vita per conto proprio. È stato molto eccitante provare e trovare un percorso che non fosse stato seguito da altri. I membri non erano così importanti. Lo è stato fin dall’inizio la multidimensionalità del progetto. Suonare dal vivo è come dominare questa entità.

Ritieni che questa entità di cui parli sia definita dopo il primo album?
Non è qualcosa da descrivere. Devi sentirla. La nostra musica è qualcosa che fa fremere il corpo. É una sorta di spirito e quindi è difficile da descrivere a parole. Con il passare del tempo il progetto si è allargato e ho percepito sensazioni sempre più forti. Quando sono sul palco è come se fossi posseduta. Non sono io ma qualcosa di totalmente differente.

Vi considerate una band spirituale?
Non credo. Magari lo siamo ma in un altro senso. Di sicuro inconsapevolmente. Il nostro processo creativo è strano. Per me una melodia è giusta quando sento il vento dentro di me mentre la sussurro.

Perché aYia?
Non volevamo niente che fosse già connesso a qualcos’altro quindi abbiamo cominciare a tirare fuori nomi di cose che non esistevano.

E l’idea delle maschere invece come è nata?
Fino a qualche tempo fa in circolazione c’erano solo ombre e maschere, oppure il nostro logo. Ci piace il senso di inquietudine che veniva generato ma allo stesso modo questo ha generato curiosità. A quel punto hanno cominciato a circolare le nostre foto e per noi è stato un passaggio naturale. In origine non volevamo essere accreditati se non per questo progetto e non per altre cose fatte in passato. Abbiamo dato vita ad una nuova creatura e desideravamo che restasse pura. Io personalmente non ho mai indossato una maschera perché non potrei cantare. Sarebbe troppo spaventoso per me. Comunque non era nato per voler nascondere qualcosa ma semplicemente perché esiste uno spazio oscuro dove le facce non sono necessarie.

Come scrivete le vostre canzoni?
Di solito ci troviamo in studio, canto qualche linea melodica oppure aggiungiamo layers su una base di batteria elettronica. Il più delle volte lavoriamo sulla voce e registriamo al momento che nasce qualcosa di interessante. Il primo pezzo che abbiamo completato per l’album è stato ‘Ruins’ e ancora oggi viene considerato uno dei migliori. È molto cinematico, caratterizzato da tempi bizzarri e da uno strano feeling. Soprattutto riesce a trasmettere una grande tensione.

In futuro pensate di muovervi verso una direzione più industrial o puramente elettronica?
Non so bene cosa sia l’industrial. Stiamo già lavorando ad altre canzoni e posso dirti che sono totalmente diverse da quelle del debutto, che presto verrà pubblicato in versione fisica da Bedroom Community. Ce l’hanno chiesto in tanti e siamo felici che avvenga.

La tua voce è davvero unica e non è certo facile in un panorama che ha lanciato tra le altre Björk, Sóley e Jófríður Ákadóttir..
Posso dirti che non ci ho mai pensato troppo. Lascio fluire l’ispirazione e sono contenta che venga notato questo aspetto.

Cosa pensi dello scenario musicale islandese?
Attualmente l’hip hop sta lasciando spazio a qualcosa di più legato all’indie ed al punk. Mi piace molto GDRN e trovo interessante l’aggressività delle Gróa.

(parole di Ásta Fanney Sigurðardóttir)

aYia
From Islanda

Discography
aYia - 2018