-Core
Twelve Back Stones
Italia
Pubblicato il 17/08/2019 da Lorenzo Becciani

Come si è formata la band?
La band si è formata nel 2012 da un'idea di Jack Stone, che tornato a casa dopo un trascorso fiorentino durato dieci anni, si è voluto rimettere in gioco e ripartire con una nuova avventura musicale capace di saper trasmettere sensazioni proprie ed esperienze vissute.

Quali sono le vostre influenze principali?
In generale l'influenza maggiore deriva dagli anni '80, non nascondiamo  però che il fascino dei '90 a volte ci attira e lo richiamiamo in alcune sfumature all'interno dei nostri brani. Se dovessimo fare il nome di qualche band o album a cui ci ispiriamo non sarebbe semplice; ogni composizione si ispira a mondi, suoni, stili differenti. Specificare non è mai così facile, o per lo meno potrebbe essere fuorviante per chi legge. Comunque possiamo dire che le strutture dei  The Cult e degli U2 sono quelle più gettonate!

Da 'Lost In Paradise' a 'Becoming' il passaggio è stato indolore o problematico?
Il difficile è stato rivedere strutturalmente i pezzi scelti per il disco, pur essendo alcuni di essi stati scritti in concomitanza di ‘Lost In Paradise’, se non prima. Si è trattato di renderli il più possibile efficaci ed allo stesso tempo "ergonomici" all'ascolto. Niente di troppo problematico, ma ha richiesto comunque del tempo e qualche decisione non proprio indolore.

Quando avete iniziato a comporre il materiale per il nuovo album? Come nascono solitamente i vostri pezzi?
Come già anticipato sopra alcuni brani sono stati scritti ai tempi di ‘Lost In Paradise’, ad esempio ‘Whiskey And Flower’, ‘Mother’, ‘Wild Sun’ ed  altri invece sono più recenti , vedi ‘Drive Crazy’, ‘Stars’ o ‘Anytime". Generalmente un nostro brano nasce da uno spunto di Jack, che sia un testo o un riff di chitarra, sul quale poi ci si lavora insieme o in alcuni casi separatamente, sezione ritmica da una parte e chitarre dall'altra,  per arrivare al risultato finale. ‘On The Road’, il nostro primo singolo è nato proprio seguendo questo iter.  In qualche occasione, invece, l'idea è venuta ai chitarristi con un bel riff, sul quale poi ci si è lavorato e Jack alla fine ci ha adattato un testo.

Com'è stato lavorare con Pietro Foresti? Che tipologia di sound volevate ottenere?
Pietro è una persona che ti forma e ti prepara non solo a livello musicale, ma anche emotivo; lavora parallelamente sia sulla testa sia sul cuore del musicista, quindi il prodotto che si ottiene risulta completo in ogni suo elemento. Per quanto riguarda il sound ottenuto possiamo dire che rispecchia  con assoluta fedeltà l'obiettivo che ci eravamo prefissati prima di entrare in studio. ovvero strutture che richiamano un rock classico del  passato, ma con sonorità più moderne, adeguate al nostro tempo, a guardare al futuro. In conclusione un'esperienza bellissima e formativa allo stesso tempo,  consigliata a chi piace lavorare in modo veramente professionale e pienamente partecipe.

Provate a recensire 'Liar' e 'Black Rose' per i nostri lettori..
‘Liar’ è un classico brano anni ‘80, strutture e songwriting non mentono; la volontà di ritornare agli anni in cui le chitarre dominavano le scene con riff e power chords potenti e graffianti, in cui gli assoli erano ripuliti dal groove del ‘70 per approdare a suoni più nitidi e chiari, mai fuori dal coro. Le strutture ritmiche lineari e precise a far da tappeto, melodie e cantati sempre in chiave maggiore e cori aperti a crearne corpo e compattezza. Un viaggio adrenalinico tra uomo e donna, tra spettatore e palco, tra desideri e balli proibiti; il tutto così semplice e diretto da lasciar all'ascoltatore la sola ed unica opzione di ascoltare il brano senza mai premere il tasto "stop". Per quanto riguarda ‘Black Rose’ invece,  chi ama Billy Idol forse è il caso che si fermi proprio qui, si prenda una pausa, si sieda sul divano ed entri nell'atmosfera di questa hit. Di tutto l'album forse è il pezzo più completo per struttura e songwriting; un brano assolutamente maturo sotto ogni punto di vista. La struttura anche qui come per ‘Liar’ non lascia margine di interpretazione, se non ai dettami degli anni '80, ma in questo caso l'anima aggressiva ed impattante del cantato viene attenuata da un testo decisamente puro e riflessivo quale il tema dell'abuso di droga, che qui pone l'ascoltatore davanti alla logica conseguenza di chi come una "lei" venga presa della "rosa nera" (la droga) senza possibilità di fare ritorno.

Di cosa parla 'Mother'?
‘Mother’ è il brano contente il testo più odierno e crudo di tutto l'album. Racconta il difficile rapporto di un figlio che arriva a colpire a morte la propria madre. Tema assolutamente difficile da affrontare, purtroppo oggi capita sempre più frequentemente e ci sembrava stupido fingere che non esista e non viva in mezzo a noi. La società odierna più va avanti e più palesa questo mancanza di rapporto tra le due figure. Si crea un divario, un assoluto senso di disagio in cui l'assenteismo di uno causa  rabbia , dolore e rancore nell'altro. Al contempo si verifica il problema opposto: la rovina dell'altro, il giovane del "tutto è dovuto e dato per scontato", in cui come prima cosa viene a mancare la base del saper crescere e il saper rispettare il proprio genitore e riconoscerlo come tale.

Qual è il pezzo chiave dell'album a vostro parere?
‘Stars’ è forse il brano che racchiude il giusto sguardo verso il futuro del gruppo. E' assolutamente in linea con le nostre visioni: un testo ben calato  nella società odierna, un songwriting ben calibrato e strutturato in modo chiaro e armonioso e non ultimo un cantato con un intenso senso melodico e capace di arrivare all'ascoltatore in modo diretto e preciso.

Com'è nato il contatto con Vrec?
Tramite Pietro Foresti, che aveva già alle spalle un trascorso e un rapporto diretto con questa label; è stato lui a presentarci a David Bonato e a gestire i primi contatti, non prima di aver vagliato quattro differenti proposte da parte di altrettante label operanti in territorio nazionale. I gruppi a catalogo sono tutti molto validi e attivi musicalmente, per giunta di generi molto differenti.  

A Pistoia avete suonato un magnifico set acustico. È un'esperienza che ripeterete?
Speriamo di sì. Stiamo facendo un lavoro di rielaborazione dell'intero album che richiede tempo ed energia. Un release party di ‘Becoming’  in set acustico sarebbe fantastico anche perché pensiamo che ciò sia uno step importante per una band, dimostra completezza, professionalità, oltre a capacità di adattamento e interpretazione.

Cosa avete in programma oltre al concerto all'Hard Rock Cafè di Firenze?
A Settembre apriremo la stagione con l'uscita del secondo nostro video ufficiale, per il brano ‘Stars’.  Nello stesso mese riprenderemo gli appuntamenti live sparsi per il territorio italiano.

Qual è stata la vostra esperienza live più memorabile fino adesso?
Di esperienze ne abbiamo fatte tante e ognuna ha la sua storia ma quella memorabile ci piace pensare che sarà sempre quella che dovrà venire!

Twelve Back Stones
From Italia

Discography
Lost in Paradise - 2015
Becoming - 2019