-Core
Tulegur
Cina
Pubblicato il 17/08/2019 da Lorenzo Becciani

La presente intervista è stata realizzata al Fabbrichino di Prato durante China Garden, produzione originale del Festival delle Colline dedicata alla comunità cinese e, nello specifico, alla musica di Tulegur e Nova Ground. La prima giornata è stata caratterizzata dalla proiezione di  L'uomo Con La Lanterna di Francesca Lixi, dalla presentazione e dal dibattito sulla ricerca di Giulia Sarno “Stare insieme col Punk: relazioni interetniche nella Chinatown pratese” e dal workshop di canto armonico Khöömei, che ha preceduto il concerto. A colpire è stato soprattutto lo studio della etnomusicologa che collabora da anni con Tempo Reale e conosciamo musicalmente per UnePassante, due anni fa nei negozi con lo splendido ‘Seasonal Beast’. Un’analisi dettagliata sulla serata organizzata dal Circolo Curiel di Prato che vide protagonisti i Demerit, punk band cinese, tra i capisaldi della scena pechinese con esperienze al Vans Warped Tour e tre dischi all’attivo. Un’occasione di incontro e scontro, per una volta positivo, tra due comunità che a Prato vivono a fianco da decenni e passaggi divertenti, con immagini bellissime, sulle difficoltà di promuovere uno spettacolo per cinesi nella provincia toscana. Prima di parlare con Gangzi, che oltre a portare avanti Tulegur è il fonico dei DreamSpirit (metal band di successo in Cina da poco tornata sul mercato con l’EP ‘Warriors of Heaven's Descend’) ho posto un paio di domande a Gianni Bianchi, direttore artistico del festival.

Come ti è venuto in mente di organizzare China Garden?
Tutto è nato dal fatto che il Festival delle Colline ogni anno propone una produzione originale. In passato abbiamo prodotto dischi, cortometraggi e progetti teatrali e da quando dirigo il festival cerco artisti di zona. Quest’anno ho pensato che fosse venuto il momento di realizzare qualcosa che coinvolgesse, in maniera diretta o indiretta, la seconda comunità cinese d’Europa. Non parlando di religione o arti marziali, che avviene comunemente, ma di musica.

Siamo quasi alla fine del festival. Direi che possiamo stilare un bilancio..
Per quanto mi riguarda sono molto contento, sia per il pubblico che per gli spettacoli che abbiamo realizzato. Il Festival delle Colline è molto impegnativo perché è caratterizzato da location bellissime ma difficili da raggiungere e da allestire. Dopo le splendide esibizioni di Ben Ottewell (Gomez) e J Mascis (Dinosaur Jr.), che ha visto la presenza di circa quattrocento persone,  aspetto con ansia il concerto di Wim Mertens alla Rocca di Carmignano.

Ex Fabrica è  la dimostrazione che si possono realizzare progetti musicali ed artistici in generale in location magnifiche ed inconsuete…
Assolutamente sì. Ce ne sono tante che andrebbero valorizzate. Ex Fabrica è stato realizzato da una compagnia piccola ma che gira il mondo come TPO ed in questo momento è uno dei punti più belli della città. In tanti dicono che pare di essere a Berlino. Le leggi sulla sicurezza creano tanti problemi ma se c’è la volontà si possono ottenere ottimi risultati.

Com’è andato il workshop?
Mi sono divertito molto. Non volevo fare un workshop come tutti gli altri. Non è stato un laboratorio di studio ma semplicemente un’introduzione al cantato Khöömei. Quando ho discusso con mio nonno di tale tecnica nessuno sapeva come funzionasse e pensa che i miei parenti avevano una stazione radio che passava solo musica mongola. Ad un certo punto dalla Inner Mongolia alcuni musicisti sono andati in Mongolia e hanno riportato questo stile, che di colpo è esploso anche in Cina. Tante band hanno iniziato a proporlo di colpo e adesso ne parlano tutti.
 
La vostra è una scena molto attiva?
É parecchio grande e ci sono tanti generi diversi. Personalmente al mercato cinese o giapponese, preferisco quello europeo. Sono venuto tante volte dal 2010 e questa la seconda volta che mi esibisco in Italia. La prima è stata nei pressi di Bari, in un villaggio in collina dove non c’era nessun tipo di elettricità.
 
Quello di stasera sarà uno show molto importante perché la comunità cinese a Prato è enorme.
Ne sono consapevole. Pensi che verranno tanti cinesi?

Non credo. Più che altro perché il concerto è stato promosso soprattutto per gli italiani..
E’ un peccato. Spero comunque che venga qualche ragazzo cinese.  

Quando è iniziato il progetto Tulegur?
Nel 2003 ho lasciato la mia città e ho cominciato a suonare. Nel 2013 ho incontrato il mio primo partner a Helsinki. Mi ha fermato per strada dopo aver visto il mio show e abbiamo collaborato insieme per diverso tempo. Adesso c’è Eddie, un nuovo membro.  Zongcan suonava la chitarra mentre Eddie è principalmente un bassista ma è molto bravo col programming. Ciò mi ha permesso di aggiungere una componente elettronica alla mia musica. Posso muovermi in uno spazio molto più ampio e ve ne accorgerete quando uscirà il disco.

A parte l’EP ‘Wind, Grass, Sound’ è difficile trovare qualcosa di vostro in circolazione…
Abbiamo dei singoli, come ‘The River’ e ‘Red Horse’, su iTunes e Spotify. Il prossimo anno uscirà un disco con canzoni molto diverse tra loro e influenzate anche dalla musica rock. Tra le mie maggiori influenze ci sono Hei Bao e Zhao Chuan. Stasera ascolterai qualche canzone nuova..
 
In un momento in cui si parla di decine di contaminazioni di folk, il vostro genere è davvero unico..
Adesso componiamo insieme mentre prima facevo tutto da solo. Alcune parti provengono da idee di Eddie che io seguo finché la canzone diventa completamente un’altra cosa. È un processo complicato e molto lungo ma che ci ha spinti su un livello superiore. Per i testi spesso mi rifaccio al rapporto con la Natura. Per esempio ‘The River’ parla di quando da piccolo vedevo i pesci nell’acqua. Prima a  Hailar, la città da cui provengo, l’acqua era cristallina e potevi nuotare nel fiume mentre adesso, purtroppo, è diventato impossibile.
 
Qual è il concerto che ricordi con maggiore orgoglio?
La prima volta che mi sono esibito in un piccolo club di Pechino. Non c’era spazio e ho dovuto esibirmi in piedi ma è stato l’inizio di tutto.  
 

Tulegur
From Cina

Discography
Wind, Grass, Sound - 2015