-Core
Leere
Russia
Pubblicato il 15/07/2019 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto vorrei partire da ‘Rückschau’. Dobbiamo considerare la storia dei Monowelt totalmente conclusa? Quanto c’è di ‘Rückschau’ in questo nuovo lavoro?
Una volta pubblicato il secondo album ‘The Last Cup Of Sorrow’ abbiamo posto fine all’esistenza della band. L’energia creativa del duo era finita e avevamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità insieme. Per questo abbiamo deciso di separarci. Quindi sì, possiamo dire che la storia dei Monowelt è conclusa. ‘Rückschau’ fa parte di me, della mia creatività e del mio stile e realizzando il mio progetto solista ho usato forme simili di espressione: testi, voce, componenti industriali ed il suono dei miei strumenti. Synth e drum machine sono gli stessi che usavo con i Monowelt e di conseguenza è normale riconoscere ‘Rückschau’ in Leere e viceversa.

Quando hai realizzato che era il momento giusto per un progetto solista? Hai avuto subito in mente il suono ed il concept di ‘Fragmented Identity’?
C’erano più canzoni scritte che avrebbero potuto adattarsi al concept dei Monowelt, e quindi ho iniziato a pensare ad un progetto solista. Tre anni fa ho aperto una pagina Facebook nella quale ho iniziato a postare alcune foto e liriche in accordo col concept della vacuità, che stava lentamente crescendo e prendendo forma nella mia mente. No, non avevo un’idea precisa nella mia mente. Nell’album ci sono canzoni scritte nel 2012 (‘Viereck’) ed alcune durante il processo (‘Gleisdreieck’), di conseguenza è un patchwork post-moderno. Prende forma e si fa da parte nel giro di un minuto. Non appena le canzoni erano pronte, ho trovato un nome che rappresentasse l’idea di un’artista post-moderna e di una personalità costruita secondo diverse ispirazioni ed influenze, oltre alla sua vuota interiorità.

Come hai scelto il titolo? C’è un messaggio particolare dietro ai testi?
Il titolo, come ho spiegato prima, è una descrizione della mia identità. Naturalmente dietro a ciascuna canzone c’è un messaggio. Racconto di come mi sento, di come cerco di capire ciò che sono e dei miei bisogni. Ogni canzone descrive una situazione particolare che mi ha ispirato a scriverla. Per esempio, ‘Viereck’ parla del mio mondo interiore, ‘Kirschblüten’ della primavera del 2016, ‘Baustelle’ della casa in cui vivevo e ‘Gleisdreieck’ di quanto forte fosse forte l’esigenza di spingermi avanti, sebbene sentissi qualcosa che mi fermava. E’ per questo che ho bisogno di sentire delle corde attorno a me per esprimere la tensione interiore ed il senso di costrizione. È molto importante per me che l’ascoltatore approfondisca le liriche e capisca di cosa parlo. Questo è il significato e l’obiettivo del progetto, ho bisogno di essere compresa da chi ascolta e da me stessa.

Possiamo sentire elementi di industrial, ebm, coldwave e synth pop. Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione? Qual è la tua visione sonora?
La più grande fonte di ispirazione è ovviamente la musica che ascolto e le persone che mi girano intorno. Il mio primo album mostra che sto cercando il mio stile provando varie cose. Penso di comporre il secondo album con tracce simili tra loro in maniera da identificare uno stile. Sarà cupo e sognante. Di recente ho ascoltato synth pop e synth wave perché sono generi positivi e perfetti per  guidare la bici. Il mio secondo progetto parallelo Spheres sarà totalmente coldwave ma per il momento è ancora un segreto. Amo anche l’industrial perché è grandioso da suonare dal vivo. Mi piace esprimere la mia rabbia in quel modo. Quindi questi diversi stili sono ottimi per l’espressione dei miei diversi stati d’animo.

Ascolti anche qualcosa di italiano?
Mi piacciono Diaframma, Le Orme e CCCP!

Puoi darci qualche dettaglio in più sulle collaborazioni con Maria Alexander, Pierre Derange, Kieron Will e Daniel Hallhuber?
Leere è aperto a qualunque collaborazione. Basta che ci sia ispirazione. É anche una parte del concept: la vacuità ti perfette di modificare ciò che sei. Maria e Pierre sono amici miei, li ho invitati a contribuire con le loro voci e, dopo averli visti coinvolti nel progetto, a suonare dal vivo con me. Mi piace l’idea di una performance teatrale perché mi aiuta a trasferire le idee che si nascondono dietro alle canzoni e rende uno show più interessante. É una collaborazione basata sull’amicizia, la fiducia e la libertà di includere le proprie idee. Suoneremo insieme a Berlino e per qualche show in Germania ed all’estero. Ad Agosto saremo al Kalabalik pa Tyrolen Festival di Alvesta in Svezia. Kieron mi ha aiutata molto per l’album. E’ stato il primo con cui ho registrato le tracce visto che non ero in possesso di un pc adeguato. La linea di basso di ‘Moh’ è nata con lui. Ha mixato quattro tracce ma solo quelle perché ci ha messo quasi un anno. Sono ‘Viereck’, ‘Moh’, ‘Erik Voltage’ e ‘Zerebrechlich’, che ho dedicato proprio a lui. Volevo pubblicare l’album e quindi ho cominciato a cercare un’etichetta e una persona che finisse il missaggio in tempo minore. Nel frattempo avevo nove tracce da parte. Per questo ho firmato con Young And Cold Records. Alla fine di Maggio 2018 sono andato nel loro studio per mixare il materiale restante. Se n’è occupato Daniel Hallhuber. In due giorni mi ha regalato un suono analogico fantastico. È stato un processo divertente e abbiamo aggiunto alcuni elementi come il Fender Rhodes che usavano i The Doors in ‘Kirschblüten’ e il Korg MS 20 in ‘Baustelle’. Sono felice di avere avuto la possibilità di lavorare con tutte queste bellissime persone per ‘Fragmented Identity’.

Dove hai girato il video di ‘Viereck? Chi è il regista?
L’ho girato a Berlino, nel distretto di Neukölln, dove vivo. L’ho creato assieme ad un cameraman che si chiama Simon e ha svolto un lavoro fantastico. Insieme a lui ho seguito una certa direzione e poi ho tagliato per conto mio. L’aspetto più divertente è stato camminare scalza alla fine di Ottobre.

Chi ha realizzato la cover dell’album? Cosa vedi nell’immagine?
L’ho creata assieme a Pierre Derange che si è occupato della photo session prim’ancora che avessi l’idea di registrare l’album. Volevo avere delle foto del parco, che mi aveva ispirato così tanto, e così è nato il video di ‘Gleisdereieck’. Volevo rappresentare il mio stato d’animo e l’atmosfere di quel luogo e Pierre mi ha totalmente compreso. Siamo un buon team e ‘Gleisdreieck’ è la traccia principale dell’album, perché parla di come mi sono sentita nel completarlo. Così ho pensato che tale foto dovesse essere usata come copertina.

Sei russa ma vivi a Berlino. Che rapporto hai con questa grande metropoli? Sei in contatto con molti artisti della scena locale?
È una città che mi ispira molto. La sua storia (il muro e la Seconda Guerra Mondiale) è strettamente connessa con quella russa e del resto del mondo e non a caso puoi incontrare un sacco di persone provenienti da ovunque. Berlino non finisce mai di stupirmi. Può essere disgustosa o bellissima, di sicuro non ti annoi mai. C’è una scena molto importante ma non vi appartengo perché non vado alle feste, nonostante abbia tanti amici. Preferisco che la mia musica venga apprezzata da persone appartenenti a scene differenti.

Cos’altro puoi dirci del secondo album?
Quattro canzoni sono già pronte ed un video è in produzione. Sarà molto personale e descriverà la prima metà del 2019, un periodo molto intenso per me. Ci saranno dei pezzi molto ballabili ed anche dei pezzi strumentali.

Sei bellissima e piena di talento. Qual è il tuo peggiore difetto?
Posso essere molto impaziente, rude e diretta. Dovrei imparare ad essere più diplomatica. Mi aiuterebbe a conquistare il mondo.

Leere
From Russia

Discography
Fragmented Identity - 2019