-Core
Ásgeir
Islanda
Pubblicato il 11/11/2017 da Lorenzo Becciani

Cosa ti ha spinto ad eseguire quasi esclusivamente pezzi in islandese nel tuo show all’Harpa Edlborg?
È stata una decisione pianificata. Volevo qualcosa di diverso. A Iceland Airwaves di solito c’è un cinquanta per cento di pubblico islandese e un altro cinquanta per cento di fan provenienti da tutto il mondo. Stavolta volevo omaggiare il mio paese con qualcosa di speciale.

Sei molto famoso all’estero. Che differenze hai trovato a suonare fuori dall’Islanda?
In generale questo festival è particolare e poi realizzare uno show da headliner è più complicato. L’aspetto positivo e allo stesso tempo negativo di Iceland Airwaves è che il pubblico è sempre molto simile. Ci sono tanti ragazzi che tornano tutti gli anni, anche da nazioni molto lontane, e per non ripeterti devi inventare qualcosa di diverso. Amo viaggiare ma cerco comunque di suonare in Islanda il più possibile.

Nel film di Ólafur Arnalds tuo padre ha dichiarato che in realtà non avresti dovuto fare il musicista. Poi sei diventato famoso molto in fretta. É stato strano per te?
Molto strano. Non avevo alcuna aspettativa di questo tipo. Per qualche mese è stato bizzarro poi sono stato due anni in tour e mi sono abituato. L’uscita del debutto in versione internazionale ha cambiato tutto nel giro di poco.

Sono cambiati anche i tuoi obiettivi come artista?
Insegnavo musica e pensavo di fare quello per tutta la vita. Alla fine suono da quando ho sette anni e non è cambiato molto. Per me è sempre importante concentrarmi durante il giorno e riuscire a comporre qualcosa che abbia un senso. Gli obiettivi economici non c’entrano. Farei allo stesso modo anche se nessuno mi ascoltasse.

Pensi che collaborerai ancora con John Grant in futuro?
Mi piacerebbe lavorare ancora con lui. Credo che viva sempre qui in Islanda. Non sarei sorpreso di una futura collaborazione.

Parliamo adesso di ‘Afterglow’. Come lo descriveresti?
É un album più maturo e sperimentale rispetto al primo. Ho cambiato molto il mio approccio vocale. È stato difficile trovare un punto di inizio tra un tour e l’altro, non avevo una visione specifica e volevo solamente scrivere canzoni. Ho scelto quelle che mi piacevano di più e ci ho lavorato fino alla versione definitiva. Seguo il cuore e non sono affatto bravo a programmare il mio tempo. Ho bisogno di vivere il momento. Ho decine di canzoni da parte. Magari le userò in futuro.

A livello di produzione come ti sei mosso?
Più o meno alla stessa maniera. Non c’è stato nulla di predefinito. Non sono ambizioso e non ho necessariamente bisogno di un suono potente. Mi sono appassionato di alcune produzioni e ci ho passato del tempo.

Pensi che passeranno altri tre-quattro anni per un nuovo album?
No, credo che la prossima volta sarò più veloce. Spero già di iniziare a lavorarci l’anno venturo.

Quali sono i tuoi maggiori mercati?
L’Australia, anche se non ho mai capito perché. Forse perché è così lontana e diversa dall’Islanda. Poi il Giappone, la Francia e l’Olanda. Vado bene anche in Scandinavia. In Italia ho suonato solo due volte ma ho tanti amici che amano la mia musica e ci tornerò sicuramente il prossimo anno.

Ieri sera all’Harpa Eldborg il tuo show aveva un impianto luci da brividi..
Abbiamo cominciato a pensare allo show diversi anni fa. É molto importante secondo me. Ancora di più che vendere i dischi in questo momento. Credo che le luci si adattino al tipo di songwriting che propongo e voglio che il mio spettacolo sia unico.

Si nasconde un messaggio specifico dietro alle liriche?
Attualmente cerco una connessione minore col pubblico proprio per dare peso alle liriche. Ogni testo ha un messaggio differente e non ho problemi ad accettare qualsiasi interpretazione. Ai tempi del debutto passai molto tempo con mio padre per capirli a fondo. Quando John Grant si misurò con quelle parole rimasi impressionato dalla sua capacità linguistica. In due anni scarsi aveva già imparato un idioma difficile come quello islandese ma soprattutto aveva compreso dei significati profondi. Non è da tutti.

Dopo Björk, Sigur Rós, Of Monsters And Men e Àsgeir quale sarà la prossima superstar proveniente dall’Islanda?
È una bella domanda. Ci sono anche i Kaleo che stanno andando alla grande negli Stati Uniti. Magari qualche artista hip hop se inizieranno a cantare in inglese.

Quale concerto andrai a vedere tra tutti quelli proposti da Iceland Airwaves?
Di sicuro i Fleet Foxes che amo da tempo.

E di giovani artisti chi consigli?
Gli aYia e Tusks, un’artista londinese che mi supporterà per diverse date.

Ásgeir
From Islanda

Discography
2012 - Dýrð í dauðaþögn
2014 - In the Silence
2017 - Afterglow
2020 - Bury The Moon
2022 - Time On My Hands