-Core
Berdreyminn
Sólstafir
Season Of Mist
Pubblicato il 03/06/2017 da Lorenzo Becciani
Songs
1. Silfur-Refur
2. Ísafold
3. Hula
4. Nárós
5. Hvít Sæng
6. Dýrafjörður
7. Ambátt
8. Bláfjall
Songs
1. Silfur-Refur
2. Ísafold
3. Hula
4. Nárós
5. Hvít Sæng
6. Dýrafjörður
7. Ambátt
8. Bláfjall

L’avvincente artwork realizzato da Adam Burke ci introduce nel migliore dei modi all’atteso successore di ‘Ótta’ con il quale la formazione islandese compie l’ennesimo salto qualitativo esaltando la loro matrice classic rock e alcune sorprendenti influenze post punk. In questo senso il legame con i Kontinuum di ‘Kyrr’ si rivela forte ma la mente acuta di Aðalbjörn “Addi” Tryggvason rimane pervasa da pensieri perversi e trait d’union con la tradizione black metal e vichinga. Fino a ‘Köld’ i Sólstafir hanno saputo distinguersi per l’efferatezza di certi stacchi strumentali, l’originalità delle liriche o la capacità di coniugare passaggi ambient con i loro retaggi oscuri. Sicuramente un’eccellenza della scena underground ma ancora una band normale. Da quel momento in poi tutto è cambiato e nel giro di otto anni hanno dato alle stampe quattro full lenght devastanti, mastodontici, in grado di riscrivere la storia dell’intero panorama metal nordico. Una cosa è importante puntualizzare ovvero che la numerologia è fondamentale per i Sólstafir e nulla è casuale. Non per niente il mirabile ‘Ótta’ riprendeva elementi di ‘Í Blóði Og Anda’ e ‘Köld’ esattamente come ‘Berdreyminn’ cita ‘Masterpiece Of Bitterness’ e ‘Svartir Sandar’. Le tracce pubblicate in rete come anteprima dell’album sono probabilmente le migliori e resistere al canto disperato e alle atmosfere cinematiche di ‘Ísafold’ oppure alla spettrale bellezza di ‘Bláfjall’ è veramente impossibile. ‘Silfur-Refur’ inaugura l’ascolto con un paio di riff micidiali, il nuovo drummer Hallgrímur Jón Hallgrímsson si presenta nel migliore dei modi ed il basso e la chitarra di Svavar Austman e Sæþór Maríus Sæþórsson non si perdono mai nel mixaggio. Giusto il tempo di percepire influenze del movimento psichedelico di fine anni ‘60, Explosions In The Sky e Mogwai e veniamo travolti dalla sensazionale ‘Hula’, attorno alla quale ruota tutto il concept del lavoro. L’onda è altissima e reagire o pensare di fuggire assolutamente irreale. Le registrazioni si sono svolte presso i mitici Sundlaugin Studios, sotto la supervisione di Birgir Jón "Biggi" Birgisson, ed è inutile dire che qualcosa dei Sigur Rós, in un modo o nell’altro, ti rimane addosso passando per quelle stanze. Da brividi pure ‘Hvít Sæng’ e ‘Dýrafjörður’ che dal vivo potrebbero essere ulteriormente dilatate fino a raggiungere l’epicità di ‘Fjara’ e ‘Goddess Of The Ages’. Non possiamo quindi che inchinarci di fronte all’ennesimo capolavoro ed alla visione lungimirante di Addi che ormai da tempo ha cessato di porsi limiti e combatte, giorno dopo giorno, per la realizzazione di un sogno. Un sogno che passeggiando sulla spiaggia lavica di Vík í Mýrdal vi sembrerà maledettamente concreto e comincerà a pesarvi sullo stomaco.

 

Sólstafir
From Islanda

Discography
Í Blóði Og Anda, 2002
Masterpiece Of Bitterness, 2005
Köld, 2009
Svartir Sandar, 2011
Ótta, 2014
Berdreyminn, 2017
Endless Twilight Of Codependent Love, 2020