-Core
Brazil
JFDR
White Sun Records
Pubblicato il 25/04/2017 da Lorenzo Becciani
Songs
01. White Sun
02. Anew
03. Instant Patience
04. Wires
05. Higher State
06. Anything Goes
07. Airborne
08. Destiny’s Upon Us
09. Journey
Songs
01. White Sun
02. Anew
03. Instant Patience
04. Wires
05. Higher State
06. Anything Goes
07. Airborne
08. Destiny’s Upon Us
09. Journey

Ammetto candidamente di essere innamorato alla follia di Jófríður Ákadóttir. ‘Black Lights’ dei Samaris è stato in assoluto l’album che ho ascoltato di più l’anno scorso e la ragazza ha compiaciuto la mia passione per la musica islandese anche col ritorno delle Pascal Pinon, i singoli dei Gangly e le tracce che vanno a formare questo suo debutto solista. Nelle prime interviste la cantante e produttrice ha affermato di quanto casuale e sorprendente sia stata la creazione di quest’album che la vede sperimentare maggiormente rispetto ai suoi progetti principali e la impone come antagonista di altre voci incredibili del panorama moderno come Margrét Rán Magnúsdóttir e Sóley Stefánsdóttir. La curiosità vuole che la glacialità della terra da cui l’artista, solo ventidue anni, proviene venga descritta con un titolo quale ‘Brazil’ che lascia intendere atmosfere e sonorità totalmente opposte. Le registrazioni si sono svolte sotto la supervisione di Shahzad Ismaily - produttore americano di origini pakistane che ha collaborato con Carla Bozulich, John Zorn e Ben Frost – e svelano alcune sue sfumature canore che ancora non conoscevamo. L’opener ‘White Sun’ è come un’onda che ti travolge, un mix di voce, synth e batteria che cresce alla distanza. Sullo sfondo sembrano muoversi lenzuoli bianchi, lunghe sciarpe di seta e le braccia di Jófríður Ákadóttir che avvolgono e stringono come un madre farebbe col suo piccolo dopo un imprevisto distacco. Seguono ‘Anew’ e ‘Instant Patience’ e subito si comprende il motivo per cui le sue prestazioni vengano richieste un po' ovunque (tra poco la sentiremo anche sul nuovo full lenght di Low Roar). Oltre ad un talento esagerato e una teatralità dal vivo che i frequentatori di Iceland Airwaves avranno imparato ad apprezzare, tonalità e uso delle corde mostrano un’incredibile elitarietà, una capacità di adattarsi a qualunque contesto davvero rara da trovare in circolazione. Il suo concetto di pop va da Philip Glass ai Talk Talk, dai Björk a Sin Fang, le sue liriche sono poesie declamate con sussurri angolari e spigolosi che ti prendono al collo e non ti lasciano più andare. Sussurri, incertezze e sguardi languidi sono racchiusi nella meravigliosa ‘Destiny Is Upon Us’, portata alla fama dal video di Michael Odmark e manifesto di classe innata e eccentricità (quella batteria lancinante e il breve verso “I will come for you..” ripetuto fino all’esasperazione non ne vogliono sapere di abbandonare la mia mente). Le soffici pulsazioni idm di ‘Wires’ e ‘Airborne’ contrastano in apparenza con la maturità di ‘Higher State’ e le trame elettroacustiche di ‘Journey’. Quest’ultima, non a caso posta in chiusura, riassume un po' tutto il lavoro anche se forse è ‘Anything Goes’ che mostra più di tutte le altre il talento di una sicura protagonista dello scenario musicale dei prossimi anni. Dubito che etichette e produttori esteri se la faranno sfuggire sebbene in cuor mio amerei che restasse a scrivere musica nella sua stanza di Reykjavík. Un tesoro di cui fatico a parlare tanta è l’emozione che riesce a trasmettermi. 

JFDR
From Islanda

Discography
Brazil (2017)
New Dreams (2020)
Museum (2023)