Una splendida occasione per conoscere una delle realtà più interessanti del panorama underground islandese. ‘Vetur’ è stata pensata come release per il mercato giapponese, per poi essere distribuita in tutto il mondo, e contiene i due EP pubblicati dai VAR con l’aggiunta di quattro inediti. Tra questi stupiscono soprattutto ‘Back Home’ e ‘Þórsmörk’, dieci minuti in cui la band sperimenta davvero di tutto, ma titoli a parte è il cantato a fare la differenza. Sopra ad un groviglio disordinato di sonorità post rock e stacchi percussivi post-apocalittici si ergono maestose le voci di Júlíus Óttar Björgvinsson e Myrra Rós Þrastardóttir, che si è occupata anche delle tastiere e della parte grafica, a fare la differenza. In questo caso l’autrice di ‘Kveldúlfur’ e ‘One Amongst Others’ interviene solo a tratti ma spesso quelle chiusure spingono i pezzi a vette qualitative superiori. A tratti sedotti da riferimenti ai Sigur Rós, ascoltando ‘Vetur’ si ha la sensazione che il songwriting del primo EP omonimo non sia stato intaccato dall’usura del tempo e che con ‘Kafbátur’ sia stata inaugurata una nuova era della band. Le nuove tracce, mixate da Jóhann Rúnar Þorgeirsson e Einar Stef e masterizzate ai Sundlaugin Studios da Birgir Örn Birgisson, sembrano volgere lo sguardo fuori dal proprio territorio. Verso un riconoscimento internazionale che, su questi livelli, non tarderà ad arrivare.