Una scaletta ben strutturata, un artwork ed una teatralità di fondo che rimandano pesantemente ai Nightwish e liriche divise aritmeticamente tra Marco Heubaum e Dianne van Giersbergen. Così i tedeschi tentano di guadagnare credibilità dopo l’interlocutorio ‘Sacrificium’. La strumentale ‘Ceilí’ separa una prima parte di album dinamica, con un paio di potenziali singoli e concessioni commerciali, da una seconda devota al passato e alle rigide regole del symphonic metal. I quattordici minuti della title track riassumono bene quanto proposto in precedenza ed i pregi del lavoro sono riscontrabili nell’integrazione tra l’orchestra e gli elementi folk e nell’intensità esecutiva. Allo stesso tempo la voce della cantante olandese, già attiva con Ex Libris, non convince sempre e il mood piratesco sinceramente ha stufato. I featuring di Henning Basse (Firewind), Zaher Zorgati(Myrath), Björn Strid (Soilwork) and Ross Thompson(Van Canto) arricchiscono un impianto strumentale che ricorda ‘Neverworld's End’ ma risulta nel complesso più cinematico e rivolto al futuro. Vedremo se anche dal vivo sapranno confermare tali progressi.