Il gruppo originario dello Utah concede alle stampe un quarto full lenght ricco di spunti di riflessione sull’attuale stato di salute del movimento deathcore. L’impatto è come di consueto deflagrante ed i suoni sono tra i migliori in circolazione ma ciò che cattura veramente l’attenzione è come alcuni pezzi dalle caratteristiche standard siano stati affiancati ad altri meno canonici e decisamente ispirati, a completamento di un profilo internazionale di indiscusso valore. Rispetto a colleghi che hanno scelto di orientarsi solamente sulla dimensione live ed altri che hanno recuperato le proprie radici hardcore, i Chelsea Grin immettono sul mercato tre potenziali singoli in linea con il precedente ‘Ashes To Ashes’ ovvero ‘Four Horsemen’, ‘Skindeep’ e ‘Broken Bonds’ ma anche ‘Clickbait’ è un pezzo esplosivo che manderà fuori di testa soprattutto gli appassionati dei Carnifex. Alex Koehler è un ossesso al microfono e le chitarre sono semplicemente monumentali. A mio parere sono però molto più interessanti alcuni episodi nel finale come ‘Life Sentence’, un death vecchia maniera con reminiscenze floridiane, e ‘Say Goodbye’, che presenta un coro e voce pulita a contrasto con l’aggressività tout-court del resto della scaletta. Niente male davvero in attesa di capire come si muoveranno Suicide Silence e Emmure.