Ancora ammaliato da ‘Plancton’ di Alessandro Fiori mi sono imbattuto in un altro avvincente album che parla di acqua, liquidità e flussi di coscienza. Detto da uno che sa a malapena nuotare, ‘Fin Dove Non Si Tocca’ è un piccolo gioiello artigianale, che scava negli abissi del cantautorato italiano e tira fuori solo quello che c’è di buono, è prodotto come dio comanda da Umberto Maria Giardini e promosso da un singolo come ‘Efelidi’ che da solo schianta buona parte della concorrenza. Oltre che dalla mente di ‘La Dieta Dell’Imperatrice’ e ‘Protestantesima’, Giacomo Radio, chitarra e voce, si è avvalso del contributo di Andrea Gozzi e Michele Zanni cercando di esplorare sentimenti, profondità, altezze e ricordi del passato. Scorrendo la scaletta capita di intravedere retaggi di Arcade Fire, un po' di dream pop, arrangiamenti che rimandano al gelo islandese e il classico folk statunitense con cui sono cresciuti in tanti. La personalità del cantato e dei testi è però indubitabile e Hibou Moyen scherza con le sue vertigini regalandoci dieci tracce che non si pongono limiti e propongono forme di espressione nuove in un ambito che troppo spesso è stato penalizzato da assurde catalogazioni. ‘Fin Dove Non Si Tocca’ guarda ogni tanto a King Of The Opera, ‘Muro E Lichene’ e ‘Cara Realtà’ denotano uno sguardo fragile eppure cinico rivolto al quotidiano e ‘Pallida Erba’ è una storia d’amore che difficilmente si concretizzerà. Noi però ci siamo innamorati di queste canzoni e sapremo cosa ascoltare per tutto l’inverno.