Il successore di 'Whelm' si rivela in assoluto l'uscita più interessante dell'anno in casa Erased Tapes e non soltanto perché l'artista britannico è stato in grado di sapere evolvere la sua proposta e confrontarsi con i migliori esponenti del pop moderno oltre che con i colleghi di etichetta. Il fatto è che 'Aforger' si distingue come uno dei pochi album che davvero offre spunti di produzione e arrangiamenti lungimiranti in uno scenario drammaticamente monotono e ossessivo. Il ragazzo, originario del Dorset e diplomato presso il Liverpool Institute For Performing Arts, procede oltre la ripetizione sistematica di certe soluzioni e si offre nudo, fragile e vulnerabile, con un songwriting che pesca da George Orwell a Björk, da Sin Fang a Ólafur Arnalds e che, personalmente, mi ha riportato alla memoria anche le architetture sonore di These New Puritans e The Irrepressibles. 'Doublethink' è sconnessa quanto basta da rendersi conto che l'ambiguità professata dall'autore è in realtà riconducibile a numerose stratificazioni di astrazione filosofica e musicale. 'Oh Father' e 'New York' mettono in luce il suo cantato mentre le subliminali 'The Edge' e 'Venus' sono giochi di produzione realizzati insieme a Fabian Prynn. Il mixaggio è stato effettuato ai leggendari Abbey Road Studios e rende merito al cantato ponendo in certi frangenti il pianoforte quasi in disparte. Starà quindi a Douglas Dare dimostrare di sapere trasportare dal vivo queste tracce innovative e renderle concrete come coltellate inferte a sangue freddo. In tal caso ci troveremmo al cospetto, non più di un giovane di belle speranze, ma di una rivelazione assoluta capace di assurgere a stella e scrivere le regole della musica moderna.