Come era lecito aspettarsi gli svedesi hanno compattato in maniera ulteriore il loro esplosivo sound e lo hanno reso più competitivo a livello internazionale. Ancora oggi si percepisce l’eco brutale di ‘Ordained’ ed in quei riff probabilmente c’era qualcosa di magico che ‘The Regal Tribe’ non sempre possiede ma dal punto di vista tecnico e della produzione la band ha compiuto passi in avanti notevoli. La copertina dell’artista olandese Marald van Haasteren (Bolt Thrower, High On Fire) traccia subito un parallelo con gli Autopsy ed in effetti la componente gore è abbastanza elevata in queste tracce. C’è da dire però che nel corso di sei anni di attività gli Usurpress hanno sviluppato un approccio del tutto singolare alla materia death distaccandosi in parte dai clichè stabiliti, volenti o non volenti, da formazioni storiche quali Morbid e Nihilist, all’inizio, e Entombed, Dismember e Unleashed, in seguito. ‘The Regal Tribe’ procede in tal senso, ci regala momenti di assoluta brutalità ed alcuni rallentamenti, esaltati ad arte dalla produzione di Lawrence Mackrory, in cui la terrificante visione del cantante Stefan Petterson prende corpo. ‘The One They Call The Usurpress’ pare un’introduzione alla Manowar ed invece rappresenta l’ingresso in un percorso di redenzione che, attraverso titoli selvaggi come ‘Across The Dying Plains’ o ‘The Halls Of Extinction’, vi renderà diversi. Alla batteria non siede più Calle Lönnberg ma Mathias "Matte" Modin, ex Dark Funeral e Raised Fist, che se la cava alla grande e rende imperdibile ‘Behold The Forsaken’. Ottimo anche il guitar work di Påhl Sundström ed il contributo del bassista Daniel Ekeroth che, come sottolineato in precedenza, non si sono limitati a scopiazzare le icone del genere e per questo meritano tutto il vostro supporto.