-Core
Beyond The Bloodhounds
Adia Victoria
Atlantic
Pubblicato il 01/09/2016 da Lorenzo Becciani
Songs
01. Lonely Avenue
02. Dead Eyes
03. Out of Love
04. Mortimer’s Blues
05. Sea of Sand
06. And Then You Die
07. Howlin’ Shame
08. Horrible Weather
09. Head Rot
10. Invisible Hands
11. Stuck in the South
12. Mexico Blues
Songs
01. Lonely Avenue
02. Dead Eyes
03. Out of Love
04. Mortimer’s Blues
05. Sea of Sand
06. And Then You Die
07. Howlin’ Shame
08. Horrible Weather
09. Head Rot
10. Invisible Hands
11. Stuck in the South
12. Mexico Blues

Il primo singolo di questa ragazza nata nel South Carolina da padre di Trinidad e Tobago, 'Stuck In The South', mi aveva letteralmente sconvolto. Capita di imbattersi in talenti vocali e capita ancora più spesso di imbattersi in artisti che, grazie al look o alla loro bellezza, riescono più di altri a catturare l'attenzione delle telecamere e delle macchine fotografiche. Adia Victoria però è molto di più. 'Beyond The Bloodhounds' raccoglie quanto scritto in circa quattro anni di attività come solista dopo avere suonato con musicisti come Ruby Rogers, Tiffany Minton e Mason Hickman. Il trasferimento a Nashville, dopo avere completato gli studi, le hanno permesso di ritagliarsi uno spazio intimo, lontano dai riflettori, per potere fare crescere la propria musica ed il risultato è un gothic blues efferato e coinvolgente, in grado di bucare lo schermo e scalare le classifiche. Nella sua voce troverete la tradizione colored, retaggi soul e r&b e un tocco moderno in grado di cancellare in un solo colpo l'ottanta per cento della concorrenza indipendente e mainstream. In quei riff sporchi, nervosi, a tratti pussygaloriani, potrete intravedere un rancore esasperato. Non fatevi tradire dall'immagine afro-corvina perché la ragazza ci sa fare con la chitarra. Sul palco è sognante e piena di rabbia. Soprattutto non ti guarda mai negli occhi. E in quelle palpebre pare di rivedere il David Bowie alieno di 'L'uomo che cadde sulla terra' se non, per rimanere in tempi recenti, la Scarlett Johansson di 'Under The Skin'. A produrre l'album è stato Roger Moutenot (Sleater-Kinney, Yo La Tengo) che oltre alle citate influenze di Nirvana, Miles Davis e Fiona Apple ha saputo tirare fuori un timbro vocale sensazionale e colori che nessuno si sarebbe atteso. Il mixaggio è freddo, essenziale, glaciale quanto serve per fare innamorare i cultori di musica nordica e chirurgico nell'esaltazione del tessuto strumentale. È sufficiente un ascolto per rendersi conto che 'Dead Eyes' è un pezzo magnifico, e del resto non sono da meno 'Mortimer's Blues' e 'Sea Of Sand', ma la magia che si sprigiona da 'Beyond The Bloodhounds' è complessa e omogenea, non certo riducibile a qualche singolo episodio e basta. Il riferimento a 'Incidents In The Lie Of A Slave Girl' di Harriet Jacobs non è casuale e Adia Victoria, con la sua figura indolente e dark, si pone da intermediario tra l'arte sacra, visualizzabile come potente fonte di luce, e il pubblico, che fruisce passivamente non potendo reagire in alcun modo. Ciò non toglie che l'interazione tra i dolci occhioni della cantautrice e chi ascolta la sua strepitosa ugola sia fortissima e mentre scorrono 'And Then You Die', 'Howlin' Shame' e 'Invisible Hands' si ha la sensazione di essere al cospetto di una delle future rockstar contemporanee. Un gioiello grezzo che tra le mani può bruciare tantissimo.  

You're not the only one feeling hunted
I have been run out my skin 
But little girl you gotta dream beyond the bloodhounds
I hear them hunting you down
Don't let them win

Adia Victoria
From USA

Discography
Beyond The Bloodhounds (2016)
Silences (2019)