Dopo avere dato alle stampe uno degli album più spettacolari degli ultimi anni non era certo facile ripetersi. A fronte di una proposta talmente innovativa il trio hip hop sperimentale rischiava pesantemente di perdere freschezza. In questo senso è chiaro che 'Splendor & Misery' continua ad avvalersi di soluzioni già utilizzate in 'CLPPNG' e la presentazione dell'etichetta è quanto mai disturbante: “Afrofuturist, dystopian concept album following the sole survivor of a slave uprising on an interstellar cargo ship, and the onboard computer that falls in love with him.” Al cospetto di parole così forbite verrebbe da stare zitti e lasciare che parli solo la musica. E così ho fatto lasciandomi travolgere dalle sfumature leggiadre di un altro piccolo gioiello alternative che misurerà la vostre predisposizione crossover. La conclusione è che Daveed Diggs è un genio, William Huston e Jonathan Snipes lo hanno capito, evitando di limitarlo in binari predefiniti e accontentandolo su tutto. Curiosamente i suoni sono diversi rispetto a 'Wriggle', EP uscito solo qualche settimana fa, più live oriented e big beat, volendo usare un termine stra-abusato negli anni novanta. 'The Breach' e 'All Black' sarebbero sufficienti per sottolineare la caratura dei Clipping. ma è l'accoppiata formata da 'Wake Up' e 'Long Way Away' che sospinge 'Splendor & Misery' su un livello superiore. Dopo un breve interludio, 'True Believer' è chiamata ad infliggere il colpo mortale con la sua mistura letale tra drum n' bass, rap e pop mentre il singolo 'Baby Don't Sleep', per cui Drake o Kendrick Lamar aprirebbero volentieri il portafoglio, è posto verso alla fine. Quasi un vezzo da parte di chi può permettersi tutto.