-Core
Archetype
Fear Factory
Liquid 8
Pubblicato il 06/11/2005 da Lorenzo Becciani
Songs
1. Slave Labor
2. Cyberwaste
3. Act Of God
4. Drones
5. Archetype
6. Corporate Cloning
7. Bite The Hand That Bleeds
8. Undercurrent
9. Default Judgement
10. Bonescraper
11. Human Shields
12. Ascension
13. School
Songs
1. Slave Labor
2. Cyberwaste
3. Act Of God
4. Drones
5. Archetype
6. Corporate Cloning
7. Bite The Hand That Bleeds
8. Undercurrent
9. Default Judgement
10. Bonescraper
11. Human Shields
12. Ascension
13. School
Un disco da lacrime, semplicemente da lacrime. Non ci sono altre parole per descrivere quello che ho provato quando ho sentito una dopo l’altra tutte le canzoni di ‘Archetype’. Non c’erano tanti dubbi sul fatto che Dino Cazares fosse il musicista più ‘normale’ del gruppo. Un grande chitarrista ritmico capace di integrarsi alla perfezione con il drummin’ ossessivo e quasi irreale di Raymond Herrera, certamente fondamentale per aver plasmato quel suono pazzesco che hanno sempre avuto i Fear Factory ma non certo un fenomeno. Non avevo perplessità su Christian Olde Wolbers alla chitarra (dal vivo il basso lo suonerà Byron Strout dei SYL), al contrario non vedevo l’ora di sperimentare la nuova formazione. Ma sarei bugiardo se affermassi che mi aspettavo un album del genere dopo il passo falso di ‘Digimortal’, lo scioglimento (solo per cacciare Cazares) e un lungo periodo di confusione. Dopo gli ottimi lavori di Soulfly e In Flames, ‘Archetype’ è il primo capolavoro di quest’anno. Un disco freddo, cerebrale, che si colloca tra ‘Soul Of A New Machine’ e ‘Demanufacture’ (la title track lo riporta in vita in modo tanto esplicito quanto eccitante) con un’identità cyber-techno-death totalmente stravolta dalla drum machine e dalla produzione di Rhys Fulber e Ken Marshall (Skinny Puppy) che si sono superati per dare a questo album un suono epocale (riuscendoci pienamente). L’iniziale ‘Slave Labor’ strapperà letteralmente il vostro incoscio a brandelli prima di avere preso possesso della vostra mente. Trasformati in automi sarete costretti a subire l’incedere demoniaco del primo singolo ‘Cyberwaste’ con Wolbers che sforna riff su riff mentre Herrera riscrive le regole della metrica. ‘Drones’ e ‘Corporate Cloning’ ci ricordano il talento di Burton C. Bell incredibile nel recuperare la violenza minimale di ‘Martyr’ e ‘Arise Above Oppression’ e fonderla con classe infinita con melodie perse nel limbo della glacialità della musica digitale. ‘Bite The Hand That Bleeds’ si muove nei territori che furono di ‘Dog Day Sunrise’ e di quelle canzoni che resero il debutto dei GZR (il progetto del bassista dei Black Sabbath Geezer Butler) tanto imperdibile con delle linee vocali da urlo che si soffermano nell’etere come un coltello sul proprio cuore prima di compiere il sacrificio estremo. I gelidi battiti da camera di ospedale di ‘Undercurrent’ sono solo il preludio della stupenda ‘Ascension’ che riprende ‘Timelessness’ conducendo un percorso interiore che sfiora i Pink Floyd in un tripudio di suoni dilatati e aperture melodiche nello spazio. Intenzionalmente separata dal resto dell’album la cover di ‘School’ dei Nirvana che suggella il capolavoro stordendo ancora una volta l’ascoltatore. I Fear Factory hanno dimesso le vesti che li avevano resi umani negli ultimi anni. Sono tornati con un album talmente bello da non sembrare vero. Termini come entusiasmante, trionfale, enorme probabilmente sono ancora troppo poco. Devo rimanere freddo, devo rimanere freddo..
Fear Factory
From USA

Discography
Soul Of A New Machine (1992)
Demanufacture (1995)
Obsolete (1998)
Digimortal (2001)
Concrete (2002)
Archetype (2004)
Transgression (2005)
Mechanize (2010)
The Industrialist (2012)
Genexus (2015)
Aggression Continuum (2021)