A tre anni dal micidiale 'Colored Sands' i canadesi si riaffacciano sul mercato con un ep che non concede la minima tregua all'ascoltatore. Se è vero da una parte che dopo tutto questo tempo in molti si sarebbero attesi un lavoro più lungo ed esteso, è altrettanto inconfutabile che in 'Pleiade's Dust' non c'è un solo istante da buttare via. L'artwork di Zbigniew M. Bielak (Ghost, Behemoth) anticipa atmosfere lugubri e decadenti laddove assoli lancinanti di batteria e chitarra trovano lo spazio che meritano rischiando di mettere in profonda crisi chi crede di avere capito tutto di metal estremo. La storia parla di una libreria di Baghdad tra l'ottavo ed il tredicesimo secolo con riferimenti a scoperte legate all'algebra ed all'astronomia che hanno mutato l'ordine del mondo. Un tributo all'eredità scientifica islamica che si riflette in un solo pezzo di quasi trentatrè minuti. Patrice Hamelin si rivela un buon sostituto di John Longstreth e Kevin Hufnagel si conferma il partner ideale per lo scatenato leader che non sembra ancora soddisfatto di avere abbattuto più volte le barriere del genere. Ottima anche la performance di Colin Marston, che ricordiamo anche con i Dysrhythmia, per un impianto tecnico di primo livello e coraggio compositivo che in pochi si possono permettere.