Una ibrido accattivante tra hardcore e groove metal quello proposto dalla formazione belga che non fa nulla per nascondere le proprie influenze ma allo stesso tempo rende difficile una descrizione accurata della propria proposta. Di sicuro il chitarrista Wolf Gleissner e il batterista Marc De Block un po' di Pantera e Machine Head li hanno ascoltati e dagli anni novanta vengono citati anche Sepultura e Deftones. Le divagazioni stoner sono poi frequenti e quindi è inevitabile pensare ai Mastodon quando ci si imbatte in atmosfere bollenti e riff quadrati in serie. Fatte queste doverose premesse i My Name Is God premono spesso il pedale sull'acceleratore, si avvalgono del vocione ben calibrato del frontman e cercano di apparire il più brutali e personali possibili. Magari qualche accorgimento in futuro andrà fatto ma i suoni ottenuti sotto la supervisione di Frank Rotthier (Diablo Blvd, Your Highness) sono competitivi e l'esperienza maturata durante le registrazioni del primo singolo 'The Astronaut', presso i Red Left Hand Recording Studio dell'ex Aborted Sven Janssens, hanno permesso di non cadere in ingenuità e il mastering a cura di Uwe Teichert - in passato al servizio di dEUS, Placebo e Public Enemy – ha fatto il resto. Adesso i My Name Is God saranno chiamati a confermare questa impressione positiva dal vivo ma in attesa di vederli dalle nostre parti passaggi come 'Christopher Reeve', 'Weeping Lions' e ancora 'Ravages Of Time' abbatteranno in fretta le vostre barriere protettive.